Laboratorio REF Ricerche: servono iniziative in grado di rispondere alle forti differenze presenti nel settore rifiuti.

  1. Gestione del rifiuto organico: le “due Italie”

Differenziare è diventata ormai un’abitudine: agli albori c’erano le isole ecologiche dove i volenterosi portavano plastica, carta, metallo, vetro. Poi è arrivato il ritiro a domicilio e con esso l’aggiunta della raccolta del rifiuto organico, inteso sia come frazione umida (detto in gergo FORSU) sia come “verde” (ovvero potature, sfalci e scarti del giardino).

Un gesto dietro al quale vi sono dei numeri che attestano e quantificano l’impegno quotidiano dei cittadini. Nel 2018, i rifiuti organici raccolti in modo differenziato sono stati 7,1 milioni di tonnellate, di cui 5,1 milioni di frazione umida e quasi 2 milioni di “verde”. Si tratta di quantità in continua crescita: dagli 86 kg/ab del 2013, si è passati ai 117 del 2018, cioè +25%, a fronte di un incremento delle raccolte differenziate del 32%, da 205 a 290 kg/ab all’anno.

Un risultato lodevole che, tuttavia, non vede una distribuzione uniforme sul territorio nazionale, con le aree del Centro-Sud ancora in posizione di retroguardia. Tolte, infatti, Valle D’Aosta e Liguria, Regioni come Lazio, Puglia, Calabria, SiciliaBasilicata e Molise hanno quantità inferiori alla soglia dei 100 kg/ab all’anno. Le ultime tre, in particolare, versano in una situazione particolarmente critica, intercettando meno di 70 kg/ab di rifiuto organico e contribuendo ad abbassare la media del Mezzogiorno a 95 kg/ab.

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