La Tassonomia UE delle attività eco-sostenibili chiede di misurare l’impatto delle attività economiche sull’ambiente e i rischi che i cambiamenti climatici possono comportare sulla gestione delle infrastrutture. Entro il 2026 assisteremo ad una vera e propria rivoluzione: un percorso che avrà ricadute sulla pianificazione industriale, sui modelli organizzativi e sull’intera catena di fornitura.
Dal 2026 l’80% degli investimenti del settore idrico dovrà essere sottoposto al vaglio dei criteri tassonomici. La rendicontazione degli impatti ambientali, sociali e di governance diverrà elemento imprescindibile nel dialogo con il sistema del credito.
Dall’indagine su un campione di mono e multiutility che hanno rendicontato ai sensi della Tassonomia UE risultano eleggibili oltre il 60% del fatturato, degli investimenti e dei costi operativi. Nelle mono-utility idriche la quota supera il 90%.
1. Tassonomia UE, dove siamo rimasti?
Nel percorso di sviluppo sostenibile delle nostre economie la finanza è chiamata a ricoprire il ruolo di abilitatore e acceleratore. L’Unione Europea, in questi due anni, ha dato forma a un sistema di regole per determinare se un’attività economica è ecosostenibile e una guida per orientare l’azione degli operatori, da un lato, e dei finanziatori, dall’altro, verso progetti e piani che contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi della politica di Green Deal. Si tratta del Regolamento (UE) 2020/852 del 18 giugno 2020, meglio noto come “Tassonomia” (si veda Position Paper n. 195) che richiede alle aziende di misurare l’impatto delle attività economiche sull’ambiente e i rischi che i cambiamenti climatici possono comportare sulla gestione delle infrastrutture.. Attualmente è stato approvato il primo Regolamento delegato contenente i criteri per identificare le attività ecosostenibili con riferimento ai primi 2 obiettivi (la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici). Per i restanti quattro obiettivi, invece, i lavori – con qualche ritardo sulla tabella di marcia – sono ancora in corso. Eppure, nonostante il quadro ancora parziale, gli effetti sul sistema industriale e sul credito già si notano: la Tassonomia ha innanzitutto posto le basi per un nuovo modello di rendicontazione. Si tratta di costruire un più stretto legame tra i dati economico-finanziari e la sostenibilità ambientale, sociale e di governance (ESG), con i criteri di eco-sostenibilità divenuti un riferimento imprescindibile anche nei finanziamenti pubblici. Così accade già in Italia, nei bandi del PNRR quando si richiede che i progetti contribuiscano alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici e/o non arrechino un danno significativo ai restanti obiettivi ambientali (il cosiddetto principio “do no significant harm” – DNSH).
2. Cosa cambia con la Tassonomia UE?
La Tassonomia è in grado di generare anche impatti “indiretti” per i soggetti ad oggi non obbligati a rendicontare. Questi vanno dal posizionamento nel mercato, agli impatti sulla catena di fornitura, per arrivare all’attrattività nei confronti del sistema bancario e finanziario. Le imprese saranno chiamate a sottoporre a controllo la propria catena del valore, gli istituti bancari a integrare i nuovi criteri nella selezione delle loro controparti e nella misurazione del loro grado di rischio, le pubbliche amministrazioni dovranno garantire che gli investimenti siano destinati a opere che rispettino i requisiti di eco-sostenibilità della Tassonomia.
Il rating delle aziende sarà influenzato in misura sempre maggiore dai criteri tassonomici e i requisiti patrimoniali per i prestiti bancari differenziati in base alla capacità dei progetti di contribuire agli obiettivi di sostenibilità. Le banche saranno sempre più interessate a favorire l’accesso al credito alle aziende che dimostrino un adeguato allineamento alla Tassonomia, incentivate dalla necessità di aumentare la quota di finanziamenti green sul totale dei prestiti concessi, come misurata dal cosiddetto GAR (Green Asset Ratio), l’indicatore della Tassonomia che gli istituti di credito sono chiamati a rendicontare per beneficiare di riduzioni del costo del capitale da parte degli enti regolatori.
Con specifico riferimento al Servizio Idrico Integrato, la Tassonomia è parte integrante delle “Linee Guida Operative degli Investimenti in Opere Pubbliche dedicate al Settore Idrico” del Ministero delle Infrastrutture, rese pubbliche ad ottobre 2022 con cui si dettagliano la metodologia di applicazione e il rispetto dei criteri tassonomici per determinare la dimensione di sostenibilità degli interventi, in chiave ambientale e sociale. I medesimi principi sono altresì rinvenibili in tutti gli altri strumenti di finanza aziendale (EU Green Bond, Green Loan, Sustainability Linked Bond/Loan, Corporate Sustainability Loan).
3. Cosa accade nelle utility?
In Italia sono 11 i gruppi societari o le utility assoggettati agli obblighi di rendicontazione in aderenza ai principi contenuti nel Regolamento UE 2020/852, in quanto tenuti alla redazione della Dichiarazione Non Finanziaria (DNF). Un numero che nei prossimi anni è destinato a quintuplicarsi, visto l’allargamento del perimetro previsto dalla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD). La CSRD, infatti estenderà l’obbligo di rendicontazione, ivi comprese le richieste di allineamento alla Tassonomia, ad un numero crescente di soggetti e secondo differenti tempistiche: dal 2024 per le aziende già obbligate a rendicontare una DNF, dal 2025 per le grandi imprese definite secondo i criteri dimensionali comunitari e, infine, alle PMI dal 2026.
Nello specifico per il settore idrico, dal 2025, oltre il 50% delle aziende del servizio idrico saranno impattate dagli obblighi di rendicontazione ai sensi della Tassonomia, con una popolazione interessata che salirà da 19 a 49 milioni di abitanti e un volume di investimenti soggetti ad analisi per la verifica di allineamento destinato a raddoppiare da circa 1,1 a 2,4 miliardi di euro all’anno. Sono valori che coprono oltre l’80% della popolazione italiana e degli investimenti espressi del servizio idrico.
Tale traguardo, attualmente fissato al 2026 (anno di rendicontazione 2025), può apparire non imminente, ma la complessità del nuovo paradigma suggerisce di arrivare preparati. L’obbligo di rendicontazione richiede infatti la capacità di incorporare sin d’ora i nuovi requisiti nella programmazione degli investimenti: un’attenzione che consente di porsi in una rinnovata luce nel dialogo con i finanziatori, e in particolare con gli istituti finanziari con un mandato infrastrutturale (es. BEI, CDP) che già da oggi hanno il compito di sostenere le infrastrutture “verdi”, con criteri di selezione allineati a quelli della Tassonomia.
4. 2021 – Il primo anno di rendicontazione
Con riferimento all’analisi effettuata sulle aziende del servizio idrico, utility e mono-utility, sono 16 le realtà che hanno pubblicato i dati e le informazioni richieste dalla Tassonomia per l’anno fiscale 2021.

La nostra indagine ha rilevato come diversi gestori del servizio idrico non hanno fornito informazioni sufficienti e/o allineate alla rendicontazione richiesta dalla Tassonomia. Le maggiori carenze dal punto di vista delle modalità di esposizione delle informazioni adottate dalle aziende riguardano soprattutto tre aspetti:
- la mancanza di dati precisi riguardo alle percentuali di eleggibilità di ciascun indicatore e attività tassonomica associata;
- l’utilizzo di una nomenclatura non direttamente riconducibile a quella indicata negli Allegati degli obiettivi climatici;
- l’aggregazione delle percentuali di eleggibilità per segmento di attività aziendale e non per indicatore o attività tassonomica, come richiesto dal Regolamento UE.
Queste criticità nascono dal mancato utilizzo da parte delle aziende del modello dell’Allegato II dell’Atto Delegato sulla disclosure e probabilmente anche dalla volontà di personalizzare a livello comunicativo l’informativa della Tassonomia. Per una maggiore trasparenza e comprensione dei dati economici sarebbe tuttavia opportuna una completa adozione degli strumenti di rendicontazione individuati dal Regolamento, anche perché il principale obiettivo della Tassonomia è proprio quello di creare un linguaggio comune europeo, che permetta l’omogeneità degli strumenti e la confrontabilità delle informazioni rese disponibili.
La ricerca, in ogni caso, riesce a fornire un’utile fotografia delle esperienze iniziali di rendicontazione delle aziende del Servizio Idrico Integrato e dei modelli di divulgazione che stanno venendo alla luce, da cui emergono 4 gestori idrici che hanno rendicontato l’applicazione della Tassonomia, anche in maniera volontaria.
Di queste aziende, sia mono che multi-utility, l’eleggibilità media considerando i tre indicatori di riferimento(quota di fatturato, spesa per investimenti e costi operativi) è di circa il 66%. Più precisamente, del 60% con riferimento al fatturato eleggibile, del 74% in relazione agli investimenti e del 64% per i costi operativi. Percentuali abbastanza elevate rispetto ad altri settori, nonostante la natura multi-utility di alcuni degli operatori presenti nel perimetro di indagine. Focalizzandosi invece sulle sole mono-utility, le percentuali di eleggibilità salgono di quasi un terzo con tutti e tre gli indicatori che in media superano il 90% (93% per il fatturato e il 92% sia per gli investimenti che per i costi operativi). Una evidenza che conferma che le attività del servizio idrico rientrano tra quelle a maggiore potenziale in termini di contributo agli obiettivi del Green Deal, complementari e non conflittuali rispetto agli obiettivi della Tassonomia stessa (per un’analisi dettagliata rimandiamo alla long version del presente Position Paper).
5. Le principali attività tassonomiche rendicontate dalle utility italiane
Osservando specificatamente le attività economiche rendicontate e pubblicate nei bilanci è possibile codificare per ciascuna attività sia la percentuale di aziende che rendicontano tale attività (frequenza) come tassonomica sia, per ciascun indicatore economico della Tassonomia (ricavi, costi di capitale e costi operativi) le percentuali medie di eleggibilità riferite a ciascuna diversa attività rendicontata.
In questo caso, l’analisi è stata perimetrata alle sole mono-utility. Tra le attività economiche della Tassonomia, quelle caratteristiche del servizio idrico (5.1 e 5.2 – “Costruzione, estensione, gestione e rinnovo dei sistemi di captazione, trattamento e fornitura dell’acqua” – 5.3 e 5.4 – “Costruzione, estensione, funzionamento e rinnovo dei sistemi di raccolta e trattamento delle acque reflue” e 5.6 – “Digestione anaerobica dei fanghi di depurazione”) evidenziano chiaramente una percentuale più elevata sia in termini di rappresentazione che di peso rispetto al perimetro aziendale. Nello specifico, le attività di costruzione e gestione di nuovi impianti (5.1. e 5.3.) sono individuate come eleggibili sul totale del campione analizzato, mentre le attività di rinnovo delle infrastrutture (5.2. e 5.4.) si fermano all’85% del campione. Più specificatamente la quota maggiore di fatturato e di costi operativi per i gestori, riguardano principalmente le attività tassonomiche “5.1 – Costruzione, espansione e gestione di sistemi di raccolta, trattamento e fornitura di acqua” e “5.3 – Costruzione, espansione e gestione di sistemi di raccolta e trattamento delle acque reflue” pari rispettivamente in media al 48,36% e al 43,44% del totale del fatturato e al 47,18% e al 37,30% del totale dei costi operativi. Anche per i costi di investimento le quote maggiori fanno riferimento principalmente alle attività tassonomiche associate al servizio idrico, con la differenza che oltre alle attività 5.1. e 5.3., una quota consistente del totale dei CapEx riguarda le attività “5.2. Rinnovo di sistemi di raccolta, trattamento e fornitura di acqua” e “5.4. Rinnovo di sistemi di raccolta e trattamento delle acque reflue”, non associabili a costi operativi e fatturato. Questi pochi dati rafforzano l’indicazione di un impegno strategico ad intraprendere celermente un percorso di allineamento alla Tassonomia tenendo conto del grado di incidenza delle diverse attività sul perimetro aziendale. Un percorso di consapevolezza circa l’impatto di ogni singola attività economica sull’ambiente e sul perimetro aziendale così da poter guidare la pianificazione industriale sulla base di una vera e propria scala di priorità misurata su divari qualitativi e quantitativi rispetto ai criteri di allineamento.
6. Una riflessione conclusiva
Gli obiettivi della Tassonomia sono molto ambiziosi e ancora poche sono le aziende che riescono a dimostrare il contributo sostanziale agli obiettivi di mitigazione o di adattamento al cambiamento climatico. Ancora meno sono le aziende che risultano allineate alle richieste dei DNSH, criteri, questi ultimi, che presentano criticità legate alla natura e al numero dei requisiti. Le specificità e la diversa declinazione degli stessi tra le varie attività economiche pongono difficoltà di adeguamento alle aziende e di valutazione da parte degli investitori. Una sfida che il settore delle utility, ed in particolare il servizio idrico, sarà chiamato a sostenere in tempi relativamente brevi. Anche perché, i criteri di eco-sostenibilità della Tassonomia sono già diventati un punto di riferimento delle procedure di assegnazione dei finanziamenti pubblici e avrà anche un impatto diretto anche sul sistema bancario. Il rating delle utilities sarà sempre più determinato sulla base dei criteri tassonomici, e i requisiti patrimoniali per i prestiti bancari differenziati sulla presenza o meno di obiettivi di sostenibilità nei progetti da finanziare. Le aziende quindi, per accedere a tali finanziamenti, dovranno rivalutare i propri modelli di business e organizzare un nuovo modello di governance per adattarsi ai percorsi di transizione del proprio settore.