La Tassonomia europea introduce una piccola rivoluzione. Definisce in maniera chiara le attività eco-sostenibili attraverso criteri e requisiti stabiliti e un linguaggio comune a livello europeo. Uno strumento che informerà la finanza sostenibile generando sfide e opportunità per le gestioni idriche e orientando le future pianificazioni industriali e di investimento da coordinare con la regolazione ARERA.
Attività sostenibili nel servizio idrico: l’importanza della Tassonomia europea
Nel 2019 l’Unione Europea aveva presentato quello che è noto come Green Deal o Patto Verde, cioè una serie di importanti iniziative pensate per trasformare le politiche europee in materia di clima e ambiente. Decarbonizzazione e neutralità climatica, transizione ecologica, crescita economica sostenibile: questi i punti nodali di una strategia dalla portata storica e che ci accompagneranno fino al 2050 (ne abbiamo parlato nei Position Paper n. 141 e 146).
Per raggiungere gli obiettivi prefissati dal Green Deal è stata definita una strategia europea per la finanza sostenibile (Renewed Sustainable Finance) di cui la Tassonomia rappresenta uno dei tre pilastri fondamentali. Passata quasi sotto silenzio nei media generalisti, essa è portatrice di una piccola rivoluzione definendo in maniera chiara, attraverso requisiti e un linguaggio comune a livello europeo quali attività siano da considerarsi eco-sostenibili e quali invece no. In altre parole, essa si pone come un sistema comune di classificazione delle iniziative, infrastrutture, attività e aziende, idonee a promuovere gli obiettivi ambientali europei. Il compito affidatole di orientare le scelte degli investitori e quindi delle aziende, rende la Tassonomia un elemento tutt’altro che secondario, discrimine fra le iniziative che potranno usufruire di finanziamenti pubblici e privati “verdi” perché considerate di valenza ambientale e quelle che, invece, ne rimarranno escluse. Anche in ottica di limitazione delle pratiche di greenwashing e con un ruolo decisivo in un contesto economico-finanziario che – non vi è dubbio – mobiliterà ingenti capitali da qui ai prossimi decenni.
Nello specifico, per la Tassonomia, una attività economica può essere considerata eco-sostenibile se rispetta tre macro-requisiti:
- Fornisce un contributo sostanziale al raggiungimento di uno, o più, dei 6 obiettivi ambientali europei rispettando o raggiungendo le soglie prestazionali denominate “criteri di vaglio tecnico”;
- Non arreca un danno significativo (DNSH: “Do No Significant Harm”) agli altri obiettivi ambientali rispettando i requisiti e criteri definiti dalla Tassonomia stessa per ciascuna attività;
- Rispetta le garanzie minime di salvaguardia in materia di diritti umani.

Idrico: Tassonomia e obiettivi climatici
A giugno 2021 il “Climate Delegated Act” ha definito l’elenco delle attività che possono dare un contributo sostanziale all’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra del 55% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990, e alla carbon neutrality entro il 2050. La lista si compone di attività che fanno riferimento ai principali settori responsabili del 96% delle emissioni dirette di gas serra nell’UE. Tra di esse troviamo quelledel servizio idrico integrato e, in particolare
quelle relative alla:
- “Costruzione, espansione e gestione di sistemi di raccolta, trattamento e fornitura di acqua”
- “Rinnovo di sistemi di raccolta, trattamento e fornitura di acqua” per il segmento di acquedotto
- “Costruzione, espansione e gestione di sistemi di raccolta e trattamento delle acque reflue”
- “Rinnovo dei sistemi di raccolta e trattamento delle acque reflue” per i segmenti di fognatura e depurazione.
Legata alla gestione del servizio idrico troviamo anche l’attività di “digestione anaerobica dei fanghi di depurazione” con conseguente produzione e utilizzo di biogas e/o prodotti chimici.
Accanto, vi sono anche altre attività previste dalla Tassonomia che i gestori idrici possono svolgere e che, laddove presenti, offrono un’indicazione della propensione degli operatori del Servizio Idrico Integrato a impegnarsi in iniziative sostenibili che vanno oltre il perimetro tradizionale. Si tratta, ad esempio, della generazione di elettricità da fonti rinnovabili, della cogenerazione di calore ed elettricità da biomassa, di rinnovo del parco mezzi aziendale in ottica green, dell’installazione di colonnine di ricarica per veicoli elettrici, dell’upgrading del biogas a biometano destinato ai trasporti, della progettazione di nuove sedi o ristrutturazione di palazzine/edifici con efficientamento energetico, o ancora soluzioni basate sui dati per la riduzione delle emissioni di gas serra tramite il calcolo in tempo reale dell’impronta di carbonio degli impianti.
Infine, vi sono iniziative che contribuiscono alla mitigazione del cambiamento climatico sviluppate in sinergia con altri settori: è il caso di alcuni gestori che hanno sviluppato collaborazioni per la digestione anaerobica dei rifiuti organici presso i propri impianti di depurazione con produzione di biogas.
La Tassonomia europea per il settore idrico: gli obiettivi ambientali
A inizio agosto 2021, l’organismo di esperti riuniti nella Platform on Sustainable Finance (PSF) ha pubblicato un documento contenente la proposta preliminare della lista di attività e i relativi criteri tecnici di screening per i rimanenti quattro obiettivi ambientali. Si prevede di integrare il “Climate delegated act” individuando ulteriori specifiche attività che possono dare un contributo sostanziale alla mitigazione e all’adattamento al cambiamento climatico. Tale pubblicazione ha avuto lo scopo di ricevere una prima serie di feedback da parte degli stakeholder interessati, sulla base dei quali sviluppare e affinare ulteriormente le raccomandazioni da proporre alla Commissione europea a novembre 2021.
Pur trattandosi ancora di una bozza permette di esprimere alcune considerazioni preliminari. Tra le attività legate al servizio idrico e considerate prioritarie per raggiungere i rimanenti quattro obiettivi di sostenibilità europei ritroviamo la “fornitura d’acqua” e il “trattamento delle acque reflue urbane” già presenti nel “Climate Delegated Act” e individuate quali attività che possono dare un contributo sostanziale anche all’obiettivo n. 3 “Uso sostenibile e protezione delle acque e delle risorse marine”. A queste si aggiunge anche l’attività “sistemi di drenaggio urbano sostenibili”. Tra le attività che possono offrire un contributo sostanziale all’obiettivo n. 4 “Transizione verso un’economia circolare” troviamo le attività di “recupero del fosforo dalle acque reflue” e “la produzione di risorse idriche alternative” (per un approfondimento si rimanda al) Position Paper n. 158). Viene inoltre prevista l’integrazione dell’attività di “desalinizzazione” tra quelle che possono dare un contributo sostanziale all’adattamento al cambiamento climatico. Mentre nessuna attività idrica è considerata sostanziale per raggiungere gli obiettivi n. 5 “Prevenzione e riduzione dell’inquinamento” e n. 6 “Protezione e il ripristino della biodiversità e degli ecosistemi”, seppur si riconosce che il servizio idrico contribuisce implicitamente alla prevenzione e riduzione dell’inquinamento. Il tema del ripristino ambientale e dei servizi ecosistemici non è direttamente associato alle attività idriche e si ritrova nell’attività di protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi. Una attività strutturata che richiede tra i requisiti un Piano di ripristino dell’ecosistema e la concomitanza di strumenti di governance formali (si vedano Position Paper n. 164 e 85).
Da questo primo elenco scaturiscono considerazioni riguardo la mancata presenza di attività economiche legate all’idrico che possono svolgere un ruolo importante nel conseguimento degli obiettivi ambientali UE.
Per quanto riguarda la tutela delle risorse idriche e marine non viene considerato il trattamento delle acque reflue industriali, se non unicamente in congiunzione con quello delle acque reflue urbane nel caso di scarichi industriali in pubblica fognatura. Non vengono quindi considerati impianti di depurazione che si occupano solo di trattamento di acque reflue industriali con conferimento tramite autobotti e non direttamente collegati a sistemi fognari.
Questa prima bozza, inoltre, non sembra essere in grado di cogliere e sostenere a pieno gli investimenti e le soluzioni di economia circolare che trovano sviluppo nell’ambito dei comparti di fognatura e depurazione. Oltre all’attività di recupero di fosforo dai fanghi di depurazione, vi sono ulteriori opportunità di recupero di materia, quale il recupero di sabbie, zolfo o cellulosa, nutrienti, produzione di fertilizzanti, bioplastiche o chemicals organici, per citarne alcuni (per un approfondimento si rimanda ai Position Paper n. 172 e 177). Il rischio di ricomprendere solo il recupero del fosforo nella Tassonomia è che gli operatori e investitori si concentrino maggiormente su tale attività a potenziale detrimento delle altre.
Infine, tra le attività che possono dare un contributo sostanziale alla prevenzione e riduzione dell’inquinamento vi sono quelle riguardanti l’efficientamento della disidratazione chimico-fisica dei fanghi, funzionali ad ottimizzare le caratteristiche degli stessi e a diminuire i conferimenti in termini di volumi.
Sfide e opportunità per le utility idriche italiane
La Tassonomia avrà un impatto significativo sui soggetti obbligati alla redazione della Dichiarazione Non Finanziaria, che ad oggi rimangono circoscritti ma che a tendere aumenteranno, e potrà quindi assumere carattere pervasivo.
Alcune imprese potranno scegliere volontariamente di misurarsi con la Tassonomia per elaborare una fotografia di come sono posizionate in termini di allineamento e valutare se adottare misure per aumentarlo nel tempo. Richieste di disclosure sull’allineamento potranno arrivare esternamente anche da intermediari finanziari e da gestori di fondi infrastrutturali. Per le imprese non finanziarie in generale, e i gestori del servizio idrico in particolare, nei prossimi anni l’emissione di Green bond e l’accesso a condizioni di finanziamento più favorevoli legate agli investimenti sostenibili sarà subordinata all’allineamento dei progetti finanziati alla Tassonomia europea. Un orientamento verso cui si sta muovendo anche la Banca Europea degli Investimenti.
La Tassonomia, se da un lato pone delle sfide, dall’altro apre a opportunità. Vediamo le prime.
- Generando la necessità di raccordare dati economici con dati ed informazioni tecniche e documentali, sia qualitative che quantitative, la Tassonomia richiede il coinvolgimento di diverse funzioni aziendali. Infatti, l’analisi e il coordinamento dei flussi e dei processi aziendali che generano le informazioni potrebbe richiedere l’adeguamento di processi interni e dei sistemi informatici. Una delle prime sfide che la Tassonomia pone riguarda, quindi, l’onerosità in termini di tempo e costi necessaria a gestire i dati e le informazioni richieste.
- L’analisi dei divari dall’effettivo allineamento e la volontà di colmarli possono generare a loro volta ulteriori impatti per l’implementazione di misure, azioni e analisi che permettano di raggiungere le soglie di vaglio tecnico e di soddisfare i requisiti DNSH previsti. In tal senso è opportuno che vengano svolte analisi e riflessioni costi/benefici per ottimizzare gli sforzi valutando l’opportunità dell’allineamento rispetto agli oneri derivanti dallo stesso per singola attività e investimento. Ciò nondimeno la conoscenza dei criteri della Tassonomia permetterà di pianificare e sviluppare investimenti allineabili sin dalle prime fasi di progettazione.
- Considerazioni riguardo l’onerosità delle rendicontazioni richieste ai gestori e la necessità di un coordinamento degli indirizzi che devono informare e guidare la pianificazione degli investimenti portano ad esprimere l’auspicio di una convergenza di linguaggio e indicatori tra la regolazione ARERA e la Tassonomia. Attualmente le due discipline si tangono su alcuni obiettivi utilizzando metriche di valutazione diverse. Nel proprio piano strategico 2022-2025 (DCO ARERA 465/2021/A.), ARERA si propone di valutare la possibilità di definire metriche convergenti in coerenza con il quadro normativo nazionale ed europeo, facendo esplicito riferimento alla Tassonomia, per guidare le scelte di investimento verso soluzioni ambientalmente sostenibili. Un raccordo tra gli indicatori ARERA, quelli della Tassonomia e i Sustainable Development Goals (SDGs) dell’Agenda ONU 2030 può inoltre rappresentare un utile strumento per iniziative di stakeholder engagement e empowerment dell’utente.
- Una ulteriore criticità emersa in fase di consultazione e definizione della Tassonomia riguarda il rischio che il framework non sia in grado di cogliere la transizione. A livello micro, la definizione di standard molto sfidanti e la formalizzazione della sostenibilità in indicatori specifici privi di un riferimento al contesto operativo, può portare ad un disallineamento nonostante gli sforzi profusi nel tempo in termini di miglioramento. La formalizzazione dell’eco-sostenibilità in attività e criteri specifici assieme ad una frequenza di aggiornamento non definita potrebbe, inoltre, non catturare adeguatamente l’evoluzione tecnologica concentrando sforzi finanziari su talune tecnologie a discapito di altre, con il rischio di “lock in” in nome della compliance.
Oltre gli “ostacoli”, in termini di sfide e rischi sopra citati, la Tassonomia presenta tuttavia anche diverse opportunità.
- Essa stimola una visione strategica a medio lungo termine, aiutando le aziende a ripensare il proprio operato in un’ottica di crescita sostenibile, andando oltre la propria comfort zone: i criteri tassonomici possono aiutare a guidare le future pianificazioni degli investimenti favorendo altresì una maggiore consapevolezza e comprensione all’interno dell’organizzazione in merito ai rischi e alle opportunità legati ai cambiamenti climatici. Si tratta di un livello superiore di consapevolezza che permette una migliore gestione dei rischi e un processo decisionale e di pianificazione strategica più informati.
- Le aziende con una buona percentuale di attività economiche allineate hanno una migliore prospettiva di accesso al capitale verde, potendo contare su una base di investitori diversificata e un costo del capitale potenzialmente inferiore (green discount factor), in virtù dell’inserimento in portafogli di investimento a gestione attiva e indici incentrati sulla sostenibilità, di rating migliori in caso di emissione di titoli obbligazionari e/o di un migliore merito di credito nel caso di prestiti bancari.
- La Tassonomia favorisce la standardizzazione dei rating ESG (Environment Social and Governance) a fronte della loro proliferazione e di valutazioni anche difformi relativamente alle stesse aziende analizzate. L’omogeneizzazione delle metriche delle agenzie di rating permette una valutazione più oggettiva delle aziende.
- Infine, tra i benefici si possono indicare anche un dialogo più costruttivo con le parti interessate, in particolare investitori e azionisti, e una migliore reputazione o mantenimento della “licenza sociale e ambientale” dell’impresa nel territorio gestito.