L’epidemia COVID-19 e il lockdown a carico di numerose attività economiche a partire dall’8 marzo 2020 hanno avuto ripercussioni dirette e indirette anche sulla gestione dei rifiuti urbani e assimilati. Pur nelle difficoltà, e facendo ricorso alle discariche, la risposta delle Istituzioni e degli operatori della filiera ambientale è stata efficace: non si hanno notizie di mancata raccolta o di rischi di infezione da impropria gestione dei rifiuti.
Accanto alle istanze di decurtazione della TARI, provenienti dalle attività economiche colpite dai provvedimenti di sospensione, la spada di Damocle che incombe è il probabile aumento della morosità, per le imprese in difficoltà e per le conseguenze sulle famiglie che hanno perso il lavoro, con impatti per l’equilibrio finanziario dei Comuni e degli operatori, tali da pregiudicare la stessa continuità del servizio. Per queste ragioni, un intervento di riduzione alla TARI è apparso opportuno, tale da spingere ARERA a disciplinarne l’attuazione limitatamente alla minore produzione di rifiuto da parte delle imprese colpite dai provvedimenti di sospensione e alle famiglie povere.

È chiaro che le conseguenze economiche del COVID-19 vanno ben oltre l’impatto sulla TARI. Secondo le stime REF Ricerche, l’epidemia determinerà un crollo dell’8,3% del PIL nel 2020, un indebitamento netto del 6,3% del PIL, una crescita del rapporto debito/PIL al 151,2% e un tasso di disoccupazione al 12,2%. Al fermo contingente dell’attività produttiva, si accompagnerà un’eredità di “nuovi poveri” negli anni a venire, nella misura di 600mila nuovi individui poveri per ogni punto di PIL perso nel 2020, e non recuperato. Anche perché, già prima della pandemia, una famiglia italiana su tre era a rischio povertà o esclusione sociale.

Le pagine che seguono intendono analizzare le misure messe in campo per affrontare l’emergenza e le richieste dei vari stakeholder, contemplando diversi scenari possibili e calcolando un rischio potenziale per la morosità della TARI. Il tutto, offrendo dei punti di ricaduta conclusivi che si propongono di evitare il fermo del settore della gestione dei rifiuti.

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