L’Italia è un paese esposto ad alluvioni e siccità a causa della conformazione geo-morfologica e climatologica. Tuttavia, il cambiamento climatico di cui siamo testimoni sta rendendo questi eventi sempre più frequenti. Urge perciò ricorrere a strategie di mitigazione e adattamento, le quali però richiedono necessariamente uno studio “vasto” sui fenomeni: non solo tecnici, ma anche le ricadute sociali ed economiche. È solo così che sarà possibile proporre delle soluzioni olistiche sia immediate che a lungo termine, prospettiva su cui si innesta anche il recente DL Siccità.

Alluvioni e siccità: le due facce della stessa medaglia che mettono l’Italia sotto pressione

Negli ultimi decenni, l’Italia ha sperimentato un aumento preoccupante dei fenomeni climatici estremi, come alluvioni e siccità, che mettono giorno dopo giorno a dura prova il Paese. Coerentemente i media – che spesso vengono accusati di amplificare in modo eccessivo questo tipo di catastrofi – hanno diffuso negli anni le immagini di incendi, alluvioni o frane.

L’ultimo episodio calamitoso, quello dell’Emilia-Romagna nel mese di maggio, è stato solo l’ennesimo di una lunga serie. È quindi evidente la necessità di trovare un piano d’azione concreto per riuscire a prevenire e mitigare i danni, che impattano sempre più sulla vita delle persone, sull’ambiente e sull’economia. Risuona chiara e forte l’urgenza di trovare un modo per gestire queste emergenze e di promuovere strategie di prevenzione e adattamento.

Italia: i rischi, le cause e gli effetti

L’Italia per sua natura intrinseca è particolarmente esposta al rischio alluvionale. Infatti, il 10% del territorio della penisola è considerato a rischio alluvione, che corrisponde a una quota di popolazione pari all’11,5%. Questa percentuale diventa ancora più preoccupante se ci si ricorda che è una media di tutto il Paese e che il valore non è omogeneo sul territorio: ad esempio, il picco si raggiunge proprio in Emilia-Romagna, dove si stima che il 62,5% della popolazione sia esposta a questo tipo di rischio. Negli anni, si stanno verificando peggioramenti sia dal punto di vista della frequenza con cui si verificano le alluvioni, sia dal punto di vista dell’intensità, che sta diventando sempre più alta.

Per quanto riguarda la siccità, viene analizzata utilizzando lo Standard Precipitation Index (SPI) che misura la frequenza degli eventi siccitosi su diverse scale temporali, sulla base di dati storici del periodo 1951-2021. L’utilizzo di diversi intervalli temporali permette di analizzare diversi tipi di siccità: gli indici calcolati nel breve periodo (3 o 6 mesi) permettono di analizzare il fenomeno della siccità agricola – guardando, ad esempio, all’umidità del suolo – mentre quelli di lungo periodo (12 o 24 mesi) osservano i fenomeni di siccità idrologica – e danno indicazioni su, ad esempio, l’accumulo di acqua nel sottosuolo o il livello dei fiumi e degli invasi. In Italia, negli ultimi 20 anni, si sono registrati sempre più frequenti episodi di siccità idrologica moderata, con anche picchi di eventi siccitosi severi o estremi.

Nel complesso, e forse è l’impressione che gli italiani possono avere se ripensano agli ultimi decenni, il Paese ha registrato anomalie pluviometriche, alternando periodi con abbondanti piogge ad altri in cui sono state molto diradate. È un dato di fatto che non ci sia più un equilibrio.

Le cause dei due fenomeni sono, ragionevolmente, opposte, ma siccità e alluvioni sono più interconnessi di quanto possa sembrare. Sono sicuramente entrambi figli del cambiamento climatico, causa naturale per eccellenza – per quanto innescata e accelerata dall’attività umana – che porta al verificarsi di fenomeni estremi di vario tipo. Poi, ognuno ha cause più specifiche: se da una parte troviamo l’eccessivo intervento umano o la mancanza di manutenzione dei corsi d’acqua per la formazione di episodi alluvionali, dall’altro troviamo lo spreco della risorsa idrica che porta alla siccità. Quel che è certo è che il verificarsi sempre più frequente di queste anomalie climatiche sta mettendo a dura prova non solo l’ambiente, ma anche la vita umana e l’economia nel complesso. Per dare un’idea dell’ordine di grandezza, basti pensare che la siccità agricola, nel periodo 2001-2016, ha causato danni fino a 1,75 miliardi di euro o che i danni accertati per motivi alluvionali nel periodo 2013-2022 ammontano a 9 miliardi di euro.

Come bisogna agire

Ma è vero che la risonanza mediatica, come sostenuto da alcuni, ci sta facendo preoccupare più di quanto sia necessario? In realtà, probabilmente, le persone non sono sufficientemente preoccupate da questi fenomeni calamitosi, in particolare dalla siccità. Infatti, se le alluvioni generano preoccupazione quantomeno temporanea vista la loro forza distruttiva e la rapidità con cui si sviluppano, la siccità con il suo lento ma imponente affermarsi passa in secondo piano. Ci si ricorda della sua esistenza soprattutto quando si verificano disastri naturali correlati, come quelli dovuti agli incendi. Questo atteggiamento ostacola la promozione di misure preventive e la necessaria consapevolezza collettiva.

Le differenze tra i due fenomeni sono evidenti anche nella gestione delle emergenze.

Le alluvioni sono regolate da un complesso di leggi che si riferiscono alla Protezione Civile, ente che garantisce un rapido intervento in caso di emergenza. Si associa spesso questo ente a una risposta solidale e all’immagine di volontari che si mobilitano per il bene comune. Tuttavia, nel caso della siccità non si verifica la stessa generosità e solidarietà, coerentemente con le minori percezioni di emergenza che essa genera. Come fare quindi? È necessario incentivare la collaborazione tra diversi attori istituzionali ed economici, disincentivando comportamenti opportunistici. Una figura importante in tal senso, al fine di evitare deviazioni dalla collaborazione, è il Commissario straordinario per l’emergenza idrica recentemente nominato: una figura in grado di coordinare le diverse azioni da intraprendere e che favorisca l’emergere di un nuovo sistema di governance nella gestione dell’emergenza idrica. Inoltre, anche le Autorità di Bacino (presenti sul nostro territorio dal 1989) potrebbero svolgere un ruolo ancora più cruciale nel monitoraggio e valutazione delle risorse e nell’identificare le problematiche, al fine di prevenirle o correggerle.

Le differenze tra i due fenomeni si osservano anche a livello legislativo: per le alluvioni esistono delle leggi – come la Direttiva Europea sulla valutazione e gestione dei rischi di alluvioni – mentre per la siccità non esiste un quadro normativo di riferimento, che si occupi della sua prevenzione o mitigazione. Tuttavia, è solo con il decreto Siccità, in vigore dal 13 giugno 2023, che si sono mossi i primi passi per colmare questa lacuna normativa.

È chiaro come la soluzione sia tanto urgente quanto complessa. Una recente indagine del Laboratorio REF Ricerche (luglio 2022) condotta presso gli “addetti ai lavori” del servizio idrico integrato, fa emergere la necessità di una strategia olistica multilivello, con diverse azioni da intraprendere simultaneamente per poter raggiungere il risultato desiderato. La gestione integrata delle risorse idriche e la pianificazione territoriale sono fondamentali per affrontare la complessità dei fenomeni climatici estremi. È necessario promuovere un uso sostenibile dell’acqua, investire nella manutenzione delle infrastrutture idriche e implementare politiche di gestione del suolo che limitino l’impatto delle inondazioni. La necessità di affrontare questi problemi con un approccio multidisciplinare, coinvolgendo scienziati, politici e cittadini, diventa sempre più evidente e solo attraverso una gestione responsabile delle risorse e l’adozione di politiche di adattamento e mitigazione, l’Italia potrà proteggere sé stessa e le generazioni future da questa crescente minaccia climatica.