L’intervento di Antonio Pergolizzi, advisor del Laboratorio REF Ricerche, su Il Manifesto.
Transizione ecologica Dal primo gennaio sono obbligatori lo smaltimento separato e il riciclo dei materiali tessili. Ma l’Anci chiede un rinvio e per i comuni non ci sono sanzioni.
La raccolta differenziata obbligatoria dei rifiuti tessili è partita in sordina dal primo gennaio. In realtà, potrebbe non partire se il governo decidesse in extremis di farla slittare di un anno come chiesto da Anci per mancanza di linee guida dal ministero della Transizione ecologica. Ma se davvero partisse, i Comuni non avranno target da raggiungere né sono previste sanzioni. Non è quello che si dice un bell’inizio.
Prevista dal Pacchetto Economia Circolare (Direttiva UE 2018/851), la raccolta differenziata obbligatoria dei rifiuti tessili potrebbe segnare un punto di svolta per la creazione di una vera filiera del riciclo che in Italia, come negli altri paesi europei, quasi non esiste, fatta salva l’eccezione di Prato che però importa gran parte dei materiali da avviare al riciclo: delle 480 mila tonnellate di rifiuti tessili, di cui 157 mila raccolti con la differenziata, solo 80 mila tonnellate, cioè il 16,8% viene recuperato come materia prima seconda (dati Italia del Riciclo 2021) e si stima che solo il 5% venga riutilizzato, cioè rivenduto sul mercato dell’usato.