Il rating di sostenibilità ambientale, sociale e di governance è uno strumento che si affianca alla tradizionale valutazione del
merito di credito. Il settore idrico ha tuttavia peculiarità che non consentono di mutuare pedissequamente le metodologie
generaliste di altri settori economici. Occorre tenere conto delle sue specificità e codificarle in una metodologia coerente.
Un rating per il servizio idrico? Sì, se guarda alla sostenibilità
Siamo ormai abituati a sentire parlare di rating – soprattutto in campo economico – quando si tratta di determinare affidabilità e solidità finanziarie di un’impresa, di un gruppo o di uno Stato.
Esistono però altri tipi di rating – non “creditizi”, ma “sostenibili” – che valutano e certificano solidità e affidabilità sotto il profilo ambientale, sociale e di governo, seguendo criteri conosciuti come ESG (Environment, Social, Governance). Agenzie specializzate ed enti di parte terza sono chiamati sia a calcolare e certificare gli sforzi delle aziende in queste direzioni, sia ad individuare – il più possibile – la tendenza a esaltare a fini comunicativi presunti e talvolta inesistenti meriti sul piano di sostenibilità ambientale. Pratica quest’ultima conosciuta anche come greenwashing.
Quello degli ESG è uno strumento che non sostituisce, ma affianca il rating tradizionale, con l’obiettivo di orientare le scelte di investitori e finanziatori verso imprese che siano realmente impegnate sui fronti del rispetto dell’ambiente, della tutela sociale (condizioni di lavoro del personale, salute e sicurezza sul posto di lavoro, parità di genere, etc.) e di una governance giusta (che prevenga la corruzione o remuneri equamente il management). Un criterio che, da quando vent’anni fa è stato codificato, ha visto accrescere il proprio spazio in ambito finanziario, raggiungendo i quasi 900 miliardi di dollari in fondi oggi dedicati agli ESG a livello globale (dato 2019). Un boom anche italiano visto che nel giro di due anni si è passati dagli 8,5 miliardi di euro del 2017 ai 31 miliardi del 2019 di patrimonio gestito (IMF e Assogestioni). Una crescita sostenuta anche dalle politiche di governi nazionali ed organizzazioni internazionali, decisi a favorire quegli investimenti in attività che vanno nella direzione di mitigare gli impatti negativi sull’ambiente e sul clima. Risorse idriche comprese.
E in questo senso, le aziende che gestiscono il servizio idrico sono responsabili di una risorsa naturale essenziale, di grande valore sociale e ambientale e svolgono un ruolo chiave nelle sfide a lungo termine connesse allo sviluppo sostenibile e alla transizione verso un’economia a impatto zero. Un ruolo che, pur scontato, non è tuttavia stato compreso appieno da tutti i gestori operanti nel nostro Paese. Anzi, più della metà di essi non ha ancora adottato adeguate pratiche di rendicontazione della sostenibilità, ovvero sistemi di accountability nei confronti di tutti gli stakeholder che valorizzino le ricadute del proprio operato in termini ambientali, sociali e di governance. Questo quanto emerso da una nostra indagine del giugno scorso che, non a caso, abbiamo intitolato Sostenibilità e aziende idriche: un ritardo da colmare.
Tuttavia, il percorso verso indici di valutazione ESG non può essere né scontato né automatico. Le peculiarità di un settore come il servizio idrico – regolato da un Authority, popolato da soggetti pubblici o misti pubblico-privati – non permettono una semplice adozione e trasposizione di “paradigmi generalisti” da altri settori di attività economica ma necessitano di una riflessione approfondita. Perché “Ambiente, società e governance” in ambito idrico chiamano in causa elementi di valutazione diversi che molto hanno a che vedere con il quadro normativo e regolatorio elaborato in questi anni dall’autorità preposta, ovvero l’ARERA.
Facciamo qualche esempio di criteri ESG specifici per l’idrico. Partendo dalla “E” di “Environmental”, uno degli aspetti chiave è quello della disponibilità e qualità dell’acqua fornita agli utenti. Sotto questo versante, si potrebbe valutare il rispetto, da parte del gestore idrico, delle qualità organolettiche dell’acqua, ovvero dei parametri di riferimento oggettivi e misurabili che assicurino una elevata qualità della risorsa. In questo senso, potrebbero essere integrati negli attributi ESG i valori degli indicatori di qualità tecnica afferenti alla disponibilità di acqua e alla qualità dell’acqua erogata. Per rinforzare le misurazioni degli aspetti di carattere ambientale, in una valutazione ESG dovrebbero altresì rientrare anche indicatori relativi alle perdite idriche e alla qualità dell’acqua depurata, oltre indicatori che tengono conto di interventi per ripristinare il danno ambientale cagionato dell’utilizzo della risorsa idrica (i cosiddetti costi ambientali e della risorsa – ERC). Sono tutti versanti dell’operato del gestore volti a preservare le risorse per le generazioni future e prevenire danni allo stock di capitale naturale, con misure tese a mitigare anche gli impatti del cambiamento climatico.
Proseguendo con la “S” di “Social”, emergono invece gli aspetti di qualità contrattuale e di sostenibilità economica della tariffa. Riguardo al primo aspetto, non si può non tenere conto degli sforzi in tema di qualità contrattuale che i gestori sono chiamati ad attuare nel rispettare degli standard migliorativi ARERA volti a tutelare maggiormente gli utenti e a garantire adeguati livelli performance. Tra i principali indicatori vi sono l’attesa media agli sportelli, il riscontro alle richieste per iscritto, la risposta ai reclami e in generale tutte quelle attività che semplificano le procedure e l’accesso alle informazioni e che perfezionano i tempi e la qualità di erogazione delle prestazioni.
Riguardo al secondo, la sostenibilità della tariffa del servizio idrico rappresenta una misura primaria di attenzione agli aspetti sociali. Tra gli strumenti regolatori introdotti negli ultimi anni, vi è il bonus idrico sociale, il quale è stato affiancato da ulteriori interventi di enti locali e gestioni in quanto ritenuto non sufficiente per contrastare gli effetti del disagio economico e sociale. Misurazioni sulla diffusione del disagio economico e sociale, campagne per accrescere la conoscenza degli strumenti di sostegno, rappresentano ulteriori aspetti in grado di qualificare l’impegno delle aziende di contribuire alla sostenibilità economica e sociale della tariffa. Sono tutti indicatori che potrebbero essere integrati nel framework degli attributi sociali del rating ESG.
Un indicatore che invece si pone a cavallo tra gli aspetti ambientali e quelli sociali del servizio riguarda la misurazione della disponibilità a pagare degli utenti per un servizio idrico migliore. Uno strumento di stakeholder engagement, tramite il quale vengono coinvolti direttamente gli utilizzatori per indagare il loro grado di consapevolezza in merito a diversi aspetti relativi alla qualità e/o quantità della risorsa idrica, per conoscere le direzioni più promettenti di miglioramento del servizio dal punto di osservazione degli utenti. La disponibilità dei cittadini-utenti di accompagnare i percorsi di miglioramento e/o mitigazione degli impatti ambientali è imprescindibile in un settore dove la natura monopolistica chiama per un rinforzo degli strumenti di partecipazione e ascolto.
Infine, parlando di fattori di “Governance” (“G”) specifici del servizio idrico, di primaria importanza risulta la qualità del rapporto tra operatori e i rispettivi enti d’ambito, depositari, questi ultimi, delle istanze delle comunità locali,al fine della condivisione delle scelte strategiche e delle traiettorie di sviluppo del servizio. Un “governo” responsabile della risorsa che tenga conto del coinvolgimento degli stakeholder e promuova un dialogo costruttivo e costante con essi. Altro fattore di cui sarebbe opportuno tenere conto è dunque il grado di prossimità, ossia di vicinanza sociale, culturale, istituzionale e cognitiva con i territori gestiti, affinché si rafforzi anche il livello di fiducia e di licenza socio-ambientale riconosciuto agli operatori.

Possiamo affermare che esiste un chiaro legame tra sostenibilità e creazione di valore. E anche le aziende che erogano un servizio pubblico possono ottenere vantaggi da un percorso di valutazione ESG: rafforzamento della reputazione e del posizionamento competitivo, perfezionamento della rendicontazione non finanziaria, diversificazione delle opportunità di finanziamento, minor costo del debito e stabilità del valore aziendale.
Ovviamente si rende necessario un cambiamento di paradigma che porti il singolo gestore a misurarsi con le tematiche di sostenibilità, introducendo vere e proprie strategie di investimento orientate al medio-lungo termine e abbracciando l’idea di sottoporsi ad una valutazione ESG per accrescere l’accountability delle proprie azioni.