La Direttiva (UE) 2019/904 (c.d. Dir. SUP) stabilisce obiettivi di raccolta differenziata delle bottiglie in plastica per bevande e contenuti minimi di materiale riciclato nelle bottiglie di nuova produzione. Entro il 2025, il 77% delle bottiglie in plastica monouso per bevande dovrà essere raccolto separatamente (il 90% entro il 2029) e le bottiglie in plastica monouso per bevande dovranno contenere almeno il 25% di materiale riciclato (il 30% entro il 2030). Una sfida che chiama produttori, distributori, Enti locali e cittadini ad individuare insieme nuove modalità per dare impulso alle raccolte differenziate delle bottiglie in PET e garantire al contempo la possibilità di valorizzare tale flusso per la fabbricazione di nuove bottiglie.
Il Position Paper è stato ripreso su EconomiaCircolare.com, Staffetta Rifiuti.
L’Europa comunitaria e la lotta alla dispersione delle plastiche monouso
Le bottiglie per bevande in plastica detengono il triste primato di essere in cima alla lista dei 10 oggetti più comuni rinvenuti sulle coste e nelle aree marine europee.
Il problema è serio. Al fine di ridurre l’inquinamento marino da plastiche, l’Unione Europea ha approvato nel 2019 la Direttiva UE 2019/904 o Direttiva SUP. Essa pone obiettivi ambiziosi di raccolta differenziata delle bottiglie in PET per bevande e contenuti minimi di materiale riciclato nelle bottiglie di nuova produzione. In particolare:
- L’Art. 9 della Direttiva indica che entro il 2025 il 77% delle bottiglie in plastica monouso per bevande dovrà essere raccolto separatamente, con un obiettivo a regime del 90% entro il 2029.
- L’Art. 6 indica altresì che entro il 2025 le bottiglie in plastica monouso per bevande dovranno contenere almeno il 25% di materiale riciclato (il 30% entro il 2030).
Obiettivi sfidanti richiedono mezzi altrettanto efficaci. La Direttiva, in questo senso, suggerisce agli Stati membri (ma formalmente non li obbliga) l’adozione di sistemi di deposito su cauzione. Il richiamo a tali sistemi indica una modalità per il raggiungimento dei target, alla stregua di quanto già avvenuto in diversi Paesi dell’Unione.
Nei sistemi DRS, i consumatori portano gli imballaggi presso dispositivi di raccolta automatizzati appositamente approntati (reverse vending machine o RVM) e posizionati generalmente all’interno dei punti vendita della grande distribuzione e della distribuzione organizzata. Lì inseriscono i “vuoti” da riciclare all’interno di questi dispositivi così che ne verifichino l’idoneità. A questo punto, controllata anche la corretta appartenenza al sistema DRS, queste macchine restituiscono al consumatore il deposito (o cauzione) versato al momento dell’acquisto.
Di che natura è la cauzione? Essa può essere erogata sottoforma di contanti, mediante scontrino da riscattare direttamente alla cassa del punto vendita oppure – come accade in alcuni Paesi – liberamente devoluta quale sostegno ad una causa benefica. Nel caso di punti vendita di piccole dimensioni, il sistema di raccolta e restituzione della cauzione generalmente avviene in maniera manuale.
Questi sistemi hanno i seguenti obiettivi principali:
- Ridurre la dispersione dei rifiuti nell’ambiente, il cosiddetto littering. Tali metodi sono particolarmente efficaci per quanto riguarda il consumo di bevande da asporto e nel fuori casa.
- Massimizzare la restituzione, in modo tale da intercettare materiali di alta qualità privi di contaminazioni (food grade), favorendo così il riciclo bottle to bottle.
- Compliance normativa, ovvero garantire il raggiungimento dei target europei in materia di raccolta per il riciclo e di contenuto di riciclato nella fabbricazione di nuovi prodotti.
La Direttiva estende inoltre il perimetro della responsabilità finanziaria dei produttori di alcune tipologie di imballaggi monouso in plastica (ivi incluse le bottiglie in PET e i cartoni in poliaccoppiato per bevande) anche ai costi di rimozione dei rifiuti dispersi nell’ambiente e al successivo trasporto e trattamento (Art. 8, comma 2, lettera c).
DRS. Un sistema che funziona?
I sistemi DRS sono considerati un mezzo efficace e riconosciuto a livello internazionale per ridurre la dispersione degli imballaggi nell’ambiente, raggiungere elevati tassi di intercettazione e garantire un riciclo di alta qualità dei materiali raccolti nonché, nel caso dei sistemi per il riuso, contribuire alla riduzione della produzione dei rifiuti alla fonte. Un adeguato valore della cauzione e la disponibilità di una rete capillare di punti di riconsegna, costituiscono un valido incentivo per il consumatore alla restituzione degli imballaggi usati. Tali sistemi raggiungono livelli di intercettazione e riciclo effettivo estremamente performanti, anche superiori al 90% (Reloop 2020). Ad oggi, oltre il 35% delle bottiglie in PET raccolte in Europa deriva da raccolte selettive nell’ambito di schemi DRS (Eunomia 2020).
Nel caso degli imballaggi in PET per liquidi alimentari, i sistemi DRS garantiscono la creazione di un closed loop recycling, ovvero l’utilizzo di materia prima seconda di alta qualità (rPET) per la realizzazione di nuovi imballaggi per bevande (riciclo bottle to bottle), evitando così il cosiddetto downcycling, ovvero l’impiego dei materiali recuperati per applicazioni differenti e di “minor pregio” rispetto a quella originaria e spesso non riciclabili.
A questi vantaggi, fa da contraltare la necessità di realizzare un’infrastruttura organizzativa e finanziaria dedicata, con ricadute sui vari attori in campo che devono essere attentamente analizzate e coordinate in un disegno strategico di coinvolgimento e compartecipazione agli obiettivi e ai costi.
Cosa succede nel mondo e in Europa
Attualmente vi sono più di 40 sistemi DRS per il riciclo attivi nel mondo e in diversi Paesi europei, USA, Canada, Australia, Oceania e Medio Oriente. Nel 2020, all’incirca 291 milioni di cittadini avevano accesso ad un sistema DRS, valore destinato ad aumentare di altri 200 milioni entro la fine del 2023.
Guardando all’Europa, sono 13 i Paesi che hanno adottato sistemi di deposito su cauzione per il riciclo, mentre altri 12 ne hanno già deciso l’introduzione entro i prossimi quattro anni. Solo quest’anno, altri 3 (Slovacchia, Lettonia e Malta) hanno introdotto un DRS per i contenitori monouso per bevande.
I dati dicono di come l’obbligatorietà acceleri l’adozione massiva di questi sistemi: percentuali di intercettazione pari (o superiori) al 90% con punte che superano il 97% in Germania. Quest’ultima insieme ai Paesi Bassi hanno recentemente deciso di estendere i propri sistemi DRS, includendo ulteriori tipologie di bevande (succhi dal 2022 e latte dal 2024 in Germania, il che rappresenta un’aggiunta di 1,7 miliardi di litri all’anno, circa 1,4 miliardi di imballaggi) e ulteriori tipologie di imballaggi (bottiglie in PET < 0,5 litri dal 2021 e lattine dal 2022 nei Paesi Bassi). I sistemi di raccolta differenziata nei Paesi che al contrario non adottano sistemi DRS intercettano in media il 47% degli imballaggi per bevande in PET immessi al consumo.
In Italia, nonostante un emendamento un po’ confuso al proposito, contenuto nel D.L. Semplificazioni-bis (D.L. 31 maggio 2021, n. 77), non è ancora iniziato un reale confronto, sebbene vi siano state manifestazioni d’interesse da parte dell’industria e della società civile.
DRS. Governance e struttura
I sistemi DRS possono essere distinti in prima istanza tra sistemi centralizzati e sistemi decentralizzati in funzione della struttura e del tipo di collaborazione tra l’industria dei produttori di bevande e le imprese della distribuzione commerciale.
Nei sistemi centralizzati (12 sistemi europei su 13 hanno assunto una configurazione centralizzata, fatta eccezione per la sola Germania), la gestione del meccanismo di deposito è affidata ad un unico soggetto giuridico senza scopo di lucro (Operatore centrale del sistema o “Autorità di sistema”), un’organizzazione no-profit costituita generalmente, salvo alcune eccezioni, dai produttori di bevande e dai rivenditori. Tale organizzazione sovraintende a tutte le attività necessarie per il corretto funzionamento del sistema ed ha come principale obiettivo il raggiungimento dei target di raccolta stabiliti per legge al minor costo possibile. In questi sistemi, la distribuzione commerciale è responsabile della raccolta degli imballaggi vuoti e viene indennizzata con una commissione di gestione sulla base del numero di contenitori conferiti. Il valore della commissione di gestione viene negoziato a cadenze regolari tra produttori di bevande e distribuzione.
Nei sistemi decentralizzati (Germania in Europa, oltre ad alcuni Stati USA), sono i produttori e gli importatori di bevande ad occuparsi della gestione e dell’amministrazione del sistema. La distribuzione rimane proprietaria del materiale raccolto presso i propri punti vendita e può rivenderlo sul mercato o utilizzarlo per la produzione di imballaggi a marchio proprio. Questo sistema risulta generalmente più complicato per i piccoli distributori che si trovano a gestire quantitativi ridotti di materiale; anche la gestione dei depositi non riscossi dal consumatore risulta in questo caso problematica.
DRS. I diversi modelli di raccolta
I modelli di raccolta comunemente adottati possono essere classificati in tre categorie.
Il modello di return to retail è quello più diffuso e performante in cui la restituzione dei contenitori vuoti e il recupero della cauzione avviene presso i punti vendita abitualmente frequentati per fare la spesa. 9 su 10 programmi DRS più performanti al mondo applicano il sistema return to retail. Esso garantisce un’alta comodità e convenienza per i consumatori. Oltre al conferimento del singolo imballaggio, le RVM più moderne permettono anche restituzioni multiple con sacchi contenenti più imballaggi. I sistemi automatizzati moderni sono dotati di tecnologie di riconoscimento ottico integrate che verificano il codice a barre, la tipologia, la forma e il peso dell’imballaggio da ritirare, e ne determinano in tempo reale l’appartenenza o meno al programma di deposito. Tali sistemi compattano gli imballaggi subito dopo il riconoscimento, svalutandolo automaticamente. Ciò protegge il sistema da possibili frodi (conferimento ripetuto di un imballaggio già raccolto) e ottimizza la raccolta da un punto di vista logistico ed ambientale.
La distribuzione viene indennizzata dall’industria delle bevande attraverso una commissione di gestione, corrisposta in base al numero di unità di imballaggi raccolti dal dettagliante.
Un altro modello è quello di return to depot o return to redemption centre. Esso prevede la realizzazione di appositi punti di riconsegna dei rifiuti da imballaggio, presso i quali i consumatori possono accedere alle RVM. Tali punti di riconsegna sono solitamente posizionati vicino a luoghi di consumo, quali mercati o zone con un numero elevato di punti di ristorazione. Questi sono solitamente finanziati attraverso una commissione di gestione pagata dall’industria delle bevande.
Infine, sono possibili modelli ibridi in cui convivono le due modalità di intercettazione sopra descritte.
Come si finanzia il sistema
Consideriamo ora i diversi possibili modelli di finanziamento. Nei sistemi di deposito centralizzati, i produttori di bevande finanziano il sistema attraverso un contributo ambientale versato dai soggetti obbligati nell’ambito del regime di responsabilità estesa del produttore. Al finanziamento del sistema contribuiscono anche i depositi non riscattati e i ricavi derivanti dalla vendita degli imballaggi raccolti.
- Trattamento dei depositi non riscattati. In questo caso, le cauzioni costituiscono un flusso economico di cui si fanno carico i consumatori con il principio “chi inquina paga”. Tuttavia, nonostante i tassi elevati di intercettazione tipici dei sistemi DRS, una quota dei contenitori cauzionati non viene comunque restituita costituendo un flusso di ricavo per il produttore destinato al finanziamento del sistema.
- La vendita del materiale raccolto. Il PET raccolto in maniera selettiva nell’ambito dei sistemi DRS è di qualità superiore rispetto al PET selezionato a partire dal flusso proveniente dalla raccolta differenziata monomateriale o multimateriale degli imballaggi in plastica. Il rifiuto raccolto risulta infatti privo di impurità (fatta eccezione per tappi etichette e adesivi, comunque presenti nelle bottiglie) ed è un flusso selezionato di imballaggi food grade idoneo ad essere trasformato in rPET food grade per la fabbricazione di nuove bottiglie. Il prezzo di mercato di tali rifiuti selezionati è sensibilmente maggiore (e in crescita) rispetto a quello generalmente ottenuto a valle di un impianto di selezione degli imballaggi in plastica da RD. Grazie alla contaminazione minima del materiale raccolto, i sistemi di deposito cauzionale sono particolarmente adatti a soddisfare una domanda elevata di un materiale pulito e di alta qualità per rispettare i requisiti minimi di contenuto riciclato introdotti dalla Direttiva SUP e gli ulteriori impegni assunti volontariamente dalle imprese. Le balle di PET post-consumo raccolte con un sistema di deposito cauzionale, per esempio, hanno un valore superiore di circa il 40% rispetto al PET proveniente della raccolta differenziata tradizionale.
- Contributo EPR da parte del produttore ed eco-modulazione. I produttori di bevande partecipano al funzionamento del sistema attraverso un contributo ambientale versato nell’ambito del regime EPR per ogni unità di imballaggio immessa sul mercato. Il contributo può differire in relazione alla tipologia di materiale dell’imballaggio e a considerazioni legate all’eco-modulazione. Anch’esso viene riscosso dall’operatore centrale del sistema.
Cosa ne pensa l’industria europea?
In conclusione, osserviamo le posizioni delle principali associazioni europee di produttori di bevande, ovvero UNESDA (Associazione europea dei produttori di bibite) e NMWE (Associazione europea dei produttori di acque minerali). In un comunicato stampa congiunto al quale si è unita anche l’associazione ZWE (Zero Waste Europe), esse hanno riconosciuto il ruolo dei sistemi di deposito su cauzione nel quadro degli obiettivi in materia di economia circolare e chiedono alla Commissione europea di stabilire requisiti minimi per i sistemi DRS nell’ambito della revisione della Direttiva Europea sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio.
Le associazioni ammettono la necessità di introdurre sistemi DRS per il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi della Direttiva SUP ma anche come opportunità per creare un sistema di riciclaggio a circuito chiuso che garantisca che il materiale venga conferito correttamente e riciclato in nuovi contenitori per bevande.
Secondo ZWE l’infrastruttura di raccolta selettiva necessaria al funzionamento del DRS per il riciclo potrebbe anche supportare lo sviluppo di sistemi di riutilizzo, o vuoto a rendere. Il manifesto congiunto precisa che qualsiasi nuovo sistema di deposito cauzionale dovrebbe essere sviluppato ed istituito sulla base di alcuni principi base per quanto riguarda la sua portata geografica, i materiali in cui sono realizzati i contenitori di bevande inclusi nel sistema, la sua governance, la convenienza, l’incentivazione del consumatore e l’accesso dei produttori ai materiali riciclati.
Sempre UNESDA, ha affermato l’impegno dei produttori europei nell’estendere il target del 90% a tutte le tipologie di imballaggi per bevande, nell’ambito del percorso che porterà alla revisione della Direttiva imballaggi. A tale scopo, e a quello di garantire la possibilità di utilizzare i materiali raccolti in “closed loop“, UNESDA chiede nuovamente alla Commissione Europea di sostenere la diffusione e l’armonizzazione dei sistemi DRS nazionali attraverso la definizione di requisiti minimi. Inoltre, al fine di ridurre la dipendenza da materie prime, UNESDA promuove la diffusione di imballaggi riutilizzabili nel settore delle bevande, che potranno essere intercettati utilizzando la medesima infrastruttura di raccolta dei sistemi DRS per il riciclo.
Nel complesso, per UNESDA e NMWE, affinché i sistemi DRS siano efficienti, è importante che soddisfino le seguenti condizioni:
- Avere una portata geografica nazionale.
- Applicarsi a tutte le categorie rilevanti di bevande e di tipologie di imballaggio.
- Essere istituiti e gestiti dall’industria obbligata in una struttura senza fini di lucro.
- Essere convenienti per i consumatori con una chiara comunicazione sull’importo del deposito, sulla portata e con un numero consistente di luoghi accessibili per il rimborso.
- Includere depositi cauzionali che incentivino la cultura della restituzione.
- Consentire ai produttori di assicurare il materiale per il circuito chiuso del riciclaggio (ad esempio, riciclaggio bottle to bottle).