Gli oneri generali di sistema (Ogs) sono corrispettivi individuati per la copertura dei costi relativi ad attività di interesse generale per il sistema elettrico. Ad esempio, si tratta di costi di ricerca per il sistema elettrico, costi per l’incentivazione dell’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, costi di perequazione rispetto a quelli sostenuti dalle società di distribuzione di energia elettrica, costi di smantellamento delle centrali nucleari e di compensazione territoriale per i Comuni che ospitano questi siti in dismissione.
La loro caratteristica è quella di non essere strettamente correlati al servizio di fornitura di energia elettrica che viene erogato agli utenti finali. In questo senso, la bolletta elettrica si compone principalmente di quattro macro-voci: spesa per la materia energia (48,6%), spesa per il trasporto e la gestione del contatore, come trasporto, distribuzione, misura (18,75%), spesa per oneri di sistema (19,65%) e tassazione (13%).
Considerato che la spesa media annua per una fornitura di energia elettrica di una famiglia tipo di tre componenti (2700 kWh/anno di consumo e 3 kW di potenza impegnata) è pari a circa 566 euro, per gli Ogs l’esborso si aggira intorno a 111 euro all’anno.
Gli Ogs sono a carico di tutti i clienti finali indipendentemente dal mercato di fornitura (libero o maggior tutela) ma in misura differenziata in funzione di alcune caratteristiche specifiche della fornitura, quali la tensione di allacciamento alla rete elettrica e/o la potenza impegnata, dei kilowattora consumati e della tipologia di utenza (domestica residente, domestica non residente, non domestica).
L’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (Arera) pubblica trimestralmente l’aggiornamento dei corrispettivi relativi agli Ogs dimensionandone il livello sulla base delle esigenze di gettito necessari al loro finanziamento. Gli Ogs non sono una novità degli ultimi anni: la loro introduzione risale alla fine degli anni Novanta con il decreto legislativo 79/99 (Decreto Bersani) e oggi trovano inquadramento nel Testo integrato per l’Erogazione dei servizi di trasmissione e distribuzione dell’energia elettrica (Tit) pubblicato da Arera.
La riforma degli oneri
Fino al 31 dicembre 2017, gli Ogs si articolavano in nove componenti: A2 (smantellamento centrali nucleari dismesse), A3 (incentivi alle fonti rinnovabili), A4 (agevolazioni per il settore ferroviario), A5 (ricerca di sistema), Ae (agevolazioni alle industrie energivore), As (oneri per il bonus elettrico), UC4 (compensazioni per le imprese elettriche minori), UC7 (promozione dell’efficienza energetica), MCT (compensazioni agli enti locali che ospitano impianti nucleari).
Nell’ambito della riforma delle tariffe elettriche domestiche avviata nel 2016, Arera ha rimodulato l’articolazione tariffaria degli OGS e dal 1°
gennaio 2018 le componenti sono state aggregate in due macro categorie:
- «oneri generali relativi al sostegno delle energie rinnovabili ed alla cogenerazione» (Asos);
- «rimanenti oneri» (Arim)
Per ciascun raggruppamento sono state individuate tre aliquote: una quota fissa espressa in centesimi di euro per punto di prelievo per anno (c€/punto presa), una quota potenza espressa in c€/kW per anno (potenza contrattualmente impegnata) ed una quota variabile differenziata in funzione dei volumi di energia consumata espressa in c€/kWh. Le fasce di consumo dell’articolazione tariffaria sono state ridotte da tre a due, e ora sui primi 1800 kWh all’anno si paga un corrispettivo più alto di quello sostenuto sui consumi che eccedono tale soglia.
La riforma dell’articolazione tariffaria relativa agli Ogs non ha comportato tanto un cambiamento di spesa tra utenze domestiche e non, quanto una redistribuzione del carico tariffario all’interno delle utenze domestiche in funzione del consumo annuale di energia. In particolare, oltre alla riduzione della progressività delle tariffe in relazione al consumo (si passa da un regime del “chi più consuma più paga” a uno in cui “chi più consuma meno paga”), si è proceduto anche ad annullare le differenze dei corrispettivi applicati ai consumi di energia in funzione della residenza anagrafica dell’utente. L’obiettivo della riforma è incentivare i
consumi di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili a discapito di quella da combustibili fossili. La struttura tariffaria progressiva, infatti, penalizza i consumi più elevati e rende economicamente insostenibile un’abitazione che fa ampio uso di elettricità. L’aspetto particolare della riforma è stata l’introduzione, dal I trimestre 2017, di un corrispettivo fisso pari a 135 euro/anno (22,5 euro a bimestre) applicato esclusivamente alle utenze non residenti, riferito alla componente A3 (incentivi alle fonti rinnovabili). Questo corrispettivo è stato poi dimensionato a 127,4 euro/anno dal II al IV trimestre 2017, e poi a 126,9 euro/anno dal I trimestre 2018.
Il rischio rincari
L’introduzione della quota fissa per i domestici non residenti è verosimilmente finalizzata a rendere compartecipi i proprietari di seconde case al finanziamento degli incentivi alle fonti rinnovabili, che in caso contrario avrebbe gravato esclusivamente ed in misura maggiore sulle famiglie residenti. Tuttavia, l’onere fisso ha determinato un esborso notevole soprattutto per i consumi bassi e medio-bassi, tipici di chi dispone di una seconda casa e ne fa uso soltanto in alcuni mesi durante l’anno.
Chi consuma poco, dunque, non ha beneficiato dalla omogeneizzazione degli scaglioni di consumo fra residenti e non residenti, ma anzi è stato penalizzato dal corrispettivo fisso, da pagarsi indipendentemente dai consumi effettuati.
Si stima che un profilo di consumo pari a 1200 kWh/anno, tipico di una casa ad uso stagionale, abbia visto la sua tariffa aumentare del 54% fra il IV trimestre 2016 ed il I trimestre 2017.
Nel primo trimestre del 2018, la spesa per Ogs a carico di una famiglia tipo di tre componenti è rimasta sostanzialmente invariata, in continuità con il calo verificatosi nel 2017, che ha caratterizzato, in particolare, la componente A3, grazie a un avanzo del gettito riscosso nel 2016 che ha permesso di ridurre gli importi a carico degli utenti.
La componente A3 ha rappresentato il principale driver della crescita degli Ogs: fra il 2011 e il 2018 il loro peso sulla bolletta elettrica è aumentato molto, passando dal 12% al 20%, mentre il gettito riscosso con la componente A3 è cresciuto da 6,5 a 12,1 miliardi (oltre il 20% a carico dei domestici).
Con una segnalazione a Governo e Parlamento, Arera ha evidenziato come l’introduzione simultanea dal 1° gennaio 2018 di alcune forme di sgravi alle imprese energivore (il cui finanziamento è posto a carico di altre tipologiedi utenti, come le famiglie) e della riforma degli Ogs, potesse tradursi in un aumento eccessivo della spesa, in particolare famiglie con bassi consumi annui. Per questa ragione, oltre che per omogeneizzare i tempi di revisione del bonus sociale per le famiglie in difficoltà, la fase finale della riforma delle tariffe elettriche e degli Ogs per i domestici è stata rinviata al 1° gennaio 2019.