Il Metodo Tariffario Rifiuti, al secondo periodo regolatorio di vigenza, è riuscito nell’obiettivo di razionalizzare la disciplina in vigore e di rendere più trasparenti le tariffe pagate dagli utenti. Tuttavia, non sono mancate le difficoltà applicative, in un contesto caratterizzato da un forte aumento dell’inflazione. In vista dell’aggiornamento del Metodo per il biennio 2024-2025, l’analisi delle predisposizioni tariffarie 2022-2023 può fornire spunti interessanti di riflessione.
La gestione dei rifiuti urbani è un elemento cruciale nella transizione verso un’economia circolare, di responsabilità delle amministrazioni territoriali. Negli ultimi anni, sono state introdotte importanti misure per favorire una gestione industriale dei rifiuti, responsabilizzando i Comuni e le loro forme associative nel ruolo di “organizzatori” del servizio. Un aspetto fondamentale di questo processo è il perseguimento dell’efficienza economica, che ha portato all’introduzione del Metodo Tariffario Rifiuti (MTR) nel 2019. Questo metodo, in particolare, ha lo scopo di razionalizzare la disciplina in vigore e rendere più trasparenti le tariffe pagate dagli utenti. ARERA ha poi aggiornato, nel 2021, il quadro di riferimento approvando il Metodo Tariffario Rifiuti per il secondo periodo regolatorio (MTR-2), cercando di andare oltre le criticità del primo periodo e prevedendo percorsi volti a incardinare gli obiettivi comunitari di riciclo e smaltimento nella gestione. L’MTR-2 verrà ora revisionato in vista del prossimo periodo di regolazione (2024-2025) e l’analisi dei Piani Economici Finanziari (PEF) del 2022 e del 2023 può fornire spunti interessanti in tale ottica.
Il costo del servizio e la sua alta variabilità
Il Laboratorio REF Ricerche ha svolto un’analisi sul costo finale del servizio del 2022, dato dall’insieme dei costi del Comune e del gestore, rilevando il 90% delle osservazioni nell’intervallo tra 125 €/abitante e 397 €/abitante, sottolineando così un’alta variabilità. Ciò è stato confermato anche dal DCO di ARERA del 20 giugno 2023, dove i valori risultano coerenti a quelli della ricerca del Laboratorio.
Il costo del servizio di cui si sta trattando, in particolare, è caratterizzato da due componenti: quella di costo fisso – non direttamente dipendenti dalla quantità di rifiuti prodotti (36%) – e quella di costo variabile – la quota predominante (64%).
I costi variabili dipendono strettamente dalla quantità di rifiuti, in quanto sono legati alla raccolta sia della frazione differenziata che di quella indifferenziata, ma anche dal loro trattamento o smaltimento. A queste componenti di costo si aggiungono però anche quelle residue (basate su previsioni di costo o correzioni rispetto al passato), oltre a quelle accessorie (come l’IVA). La variabilità in questo caso risulta essere molto alta, come preannunciato: un rapporto 1 a 3 nel caso di costi di raccolta differenziata tra il 5° e il 95° percentile, e un rapporto di 1 a 4 quando si tratta dei costi di trattamento. Per quanto riguarda i costi fissi, si ripropone la stessa situazione – un’escursione di 1 a 3 tra il percentile inferiore e quello superiore.
Se si vuole fare una considerazione a livello territoriale, l’analisi ha rilevato che il costo pro capite per il servizio è disomogeneo lungo il territorio, con il Centro che presenta i valori più elevati. Tuttavia, ciò potrebbe essere dovuto al campione, che presenta il maggior numero di Comuni di grandi dimensioni proprio in quell’area della penisola.
Nonostante l’implementazione di una metodologia tariffaria omogenea, le situazioni specifiche in cui il Metodo Tariffario Rifiuti è stato applicato hanno portato a configurazioni diverse. Complessivamente, se il MTR ha contribuito a fornire trasparenza nella rendicontazione dei costi e ha svolto un ruolo centrale nella pianificazione economico-finanziaria, sembra non aver ancora inciso in modo determinante sulla struttura dei costi del servizio, che sono risultati appuntoaltamente variabili, evidenziando così una gestione del servizio ancora molto eterogenea lungo la penisola. È importante notare che i fattori che influenzano i costi del servizio, fissi e variabili, sono molteplici, e alcuni di essi sono esterni all’efficienza e alla qualità del servizio, come, ad esempio, la presenza di impianti di trattamento nelle vicinanze.
Anche se ci sono state diverse criticità, il MTR ha posto le basi per un consolidamento del settore, aumentando la trasparenza complessiva del sistema e rendendo più integrata la gestione dei rifiuti. Infatti, gli Enti Territoriali Competenti (ETC) e i gestori sono stati coinvolti in modo attivo nel processo di valutazione degli obiettivi ambientali raggiunti.
Nonostante i progressi compiuti, esiste ancora molto lavoro da fare per arrivare all’identificazione chiara dei costi del servizio e che offra tariffe più coerenti. È necessario osservare la rigidità nella pianificazione del MTR-2: questa offre sì vantaggi nella pianificazione degli investimenti, ma potrebbe essere meno flessibile in caso di shock imprevisti. In particolare, l’aumento dei costi energetici ha rappresentato e rappresenta anche ora una delle sfide più critiche affrontate dal settore, e ha assorbito gran parte degli sforzi del regolatore nella definizione di meccanismi correttivi per il prossimo periodo di regolazione.
Sebbene ci siano diverse sfide da affrontare, ARERA conferma la sua priorità nell’equilibrio economico-finanziario delle gestioni e nella gradualità degli aumenti tariffari a carico degli utenti per questo ambito. Il DCO 275/2023 – di cui siamo in attesa della delibera – prevede diverse innovazioni per il prossimo periodo regolatorio, e si spera in una congiuntura favorevole. È quindi chiaro che il Metodo Tariffario Rifiuti si conferma uno strumento essenziale per la gestione efficiente e trasparente del settore dei rifiuti urbani, e sta aprendo la strada a ulteriori miglioramenti per il futuro.