La gestione dei rifiuti in Italia vale circa 25 miliardi l’anno. Sono risorse che il Sud perde perché non ha saputo programmare e investire, affidandosi a improvvisazione e discariche. Ma proprio da qui può iniziare un nuovo sviluppo.

La gestione dei rifiuti come leva di rilancio

Il rilancio del Sud è un tema che ritorna ciclicamente al centro del dibattito politico. All’inizio di quest’anno, ha trovato nuovo slancio con l’annuncio di un ambizioso Piano di sviluppo al 2030 promosso dall’esecutivo. Cuore della proposta? La transizione ecologica come elemento cardine sul quale fare leva per far ripartire l’economia nelle regioni del Sud: un green deal incentrato sul Mezzogiorno. Per calare tutto ciò nella realtà del Sud italiano, occorre però partire dal ciclo dei rifiuti.

L’incontro – o scontro – tra l’arretratezza in cui versa il settore nelle regioni meridionali e gli obblighi legislativi per la sua modernizzazione che provengono dall’Unione europea rendono la gestione dei rifiuti un terreno di elezione di ogni iniziativa di sviluppo e rilancio. Guardando ai numeri, l’economia circolare dei rifiuti nel Mezzogiorno potrebbe mettere a valore, ogni anno, 43 milioni di tonnellate di rifiuti, 33 di origine non domestica e 10 di origine domestica e assimilata. Solo tra questi ultimi, ancora oggi al Sud vengono mandati in discarica circa 4,3 milioni di tonnellate.

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