Le Società Benefit sono il vestito giuridico con il quale gli obiettivi di profittabilità aziendale si integrano con quelli ambientali e sociali. La trasformazione in Società Benefit non aggiunge molto a ciò che le aziende idriche già sono, ma può certamente contribuire a suggellare una missione informata al miglioramento del servizio e orientata al benessere collettivo, dove la regolazione coniuga gli obiettivi ambientali con i costi efficienti.

1. Profitto o benessere ambientale e sociale? Una contrapposizione sempre meno netta

Sostenibilità ambientale e benessere sociale. Prima era una scelta personale che ricadeva nel campo dell’etica, ora è diventata un imperativo che entra di diritto in quella della strategia delle aziende. È infatti impensabile – specialmente in un’ottica di medio lungo periodo – immaginare uno sviluppo economico separato da questioni legate al clima e alla transizione ecologica.

Questa consapevolezza sta accorciando la distanza tra i due orientamenti tipici nell’intendere un’impresa: quello che ha come obiettivo il raggiungimento del profitto e quello che persegue l’esclusivo benessere sociale, tipico del settore no profit. Questa dicotomia ha spesso portato a ritenere che i due paradigmi fossero in contrapposizione tra loro, con le logiche del primo in contrasto con quelle dell’ambiente, del benessere collettivo o ancora con quelle delle future generazioni.

Un dibattito antico, ravvivato nel 2016, dall’entrata delle cosiddette Società Benefit nel nostro ordinamento giuridico. Di derivazione statunitense (Benefit Corporation) e a metà strada tra i due modelli, l’impresa for benefit si pone come ponte tra la tensione al profitto e gli obiettivi di benessere sociale.

Presenti in più di 36 Stati, per un totale di oltre 4.000 soggetti, in Italia il fenomeno è in forte crescita, con più di 900 aziende registrate ad aprile 2021, quasi il doppio rispetto ad un anno fa (oltre 500 a marzo 2020).

Essere o diventare una Società Benefit è una scelta volontaria e lo status acquisito non comporta benefici di natura fiscale, nella forma di contributi pubblici o esenzioni di imposte.  

Benché, poi, vi sia la tendenza a confondere Società Benefit con la certificazione B Corp, per via delle similitudini e degli elementi di complementarità che le caratterizzano, esse non sono uguali. A partire da un fatto: l’adozione del modello di Società Benefit non richiede necessariamente lo status di B Corp, in quanto la prima è una forma giuridica riconosciuta, la seconda una certificazione.

2. Perché scegliere una Società Benefit e/o una B Corp

Per quale ragione, quindi, un’impresa dovrebbe scegliere di costituirsi come Società Benefit e/o ottenere la certificazione B Corp? Per almeno tre.

La prima riguarda alcuni indicatori economici e finanziari. Diversi studi, tra cui uno condotto nel 2019 dall’Università del Michigan, hanno dimostrato come le performance sociali di aziende certificate B Corp sono correlate positivamente a migliori performance economico-finanziarie. Lo studio ha esaminato aziende del settore food&beverage negli Stati Uniti mostrando come la certificazione abbia un impatto statisticamente significativo sulle performance aziendali rispetto ai competitor che ne sono privi. Interessanti anche i risultati di uno studio del 2018. In questo caso è stato dimostrata la presenza di una correlazione positiva tra certificazione e vendite: sulla base di 306 aziende B Corp del settore consumer, sono state analizzate le vendite per 72 consumatori delle suddette B Corp su cui si aveva copertura ed è stato registrato un forte aumento dei volumi venduti negli anni 2012-2017, con una performance 3 volte superiore a quella di aziende della stessa categoria non certificate. E risultati positivi emergono anche da una ricerca del 2020 che indaga l’effetto delle certificazioni B Corp sulla crescita delle aziende europee in termini di fatturato e da un lavoro che evidenzia quanto gli investitori interessati alle prestazioni sociali di un’azienda siano portati a richiedere un minor rendimento finanziario sul capitale investito, con un chiaro beneficio di natura finanziaria per l’azienda certificata.

La seconda ragione riguarda gli impatti di tipo relazionale, organizzativo e manageriale osservati con la diffusione del nuovo modello d’impresa. Per esempio, emerge come la certificazione B Corp sia in grado di promuovere una innovazione continua, attrarre candidati più motivati e facilitare l’ingresso in una comunità di imprese che coltivano una cultura d’impresa condivisa (mindset). Con riferimento agli aspetti organizzativi aziendali, per innescare la trasformazione le aziende devono essere in grado di modellare le relazioni con i propri stakeholder sulla base di un’assunzione di responsabilità delle proprie attività: occorre dunque una leadership forte. La sfida del cambiamento abbraccia dunque la struttura organizzativa chiamata ad allinearsi al nuovo modus operandi, in cui le relazioni umane assumono un ruolo chiave a discapito di schemi e assetti organizzativi poco flessibili e chiusi.

Terzo elemento da considerare è quanto la certificazione B Corp influirebbe sulla propensione dei consumatori ad acquistare prodotti e/o servizi forniti da aziende certificate.

Studi recenti indicano una maggiore disponibilità a premiare le aziende certificate, nella convinzione che anche attraverso le scelte di consumo è possibile promuovere ricadute benefiche per l’ambiente. I risultati mostrano che le scelte dei consumatori sono guidate da istanze etiche, dalla ricerca di nuovi modelli di consumo compatibili con il rispetto dell’ambiente, della salute e della qualità della vita, e dalla consapevolezza delle conseguenze dell’acquisto in quanto ispirati da un’identità individuale e non più di massa. Si registra l’impatto della certificazione di sostenibilità sul sentiment dei consumatori e sulle loro intenzioni comportamentali (ad esempio, fiducia, disponibilità a pagare un sovrapprezzo e intenzioni di acquisto). L’analisi identifica anche gli effetti di fattori demografici su queste relazioni, evidenziando come Millennials e Boomers sono maggiormente interessati alle certificazioni ambientali rispetto alle altre generazioni.

In generale, la conoscenza delle aspettative e dei bisogni delle diverse generazioni di individui è divenuta centrale nel disegno delle politiche di marketing. Le preoccupazioni delle giovani generazioni sono perlopiù concentrate su temi di natura etica e morale, e configurano un consumatore più consapevole che pone sotto una lente di ingrandimento non solo il prodotto in sé, ma l’intero processo produttivo dell’impresa. I consumatori domandano un impegno chiaro e credibile nei confronti dei temi ambientali e sociali e premiano le aziende che interpretano l’attività di impresa come “veicolo” per generare maggiore sostenibilità.

3. Le Società Benefit per il settore idrico

Il settore idrico è per sua natura legato alla sostenibilità, in quanto gestisce una risorsa naturale, bene essenziale e fondamentale per la vita. Opera in un contesto ambientale di per sé “circolare” – il “ciclo dell’acqua”, per l’appunto – e fa della socialità il suo motivo d’esistere.

Per queste società è forte l’interdipendenza tra l’ambiente, il territorio e la collettività servita; ciò rende evidente la necessità di soddisfare con sempre maggiore attenzione gli interessi di tutti gli stakeholder, diversi dai portatori di capitale di rischio.

Ad oggi, tuttavia, nessuna azienda che gestisce il servizio idrico italiano ha scelto di trasformarsi in Società Benefit o ha ottenuto una certificazione B Corp. Nonostante tale forma giuridica sia naturalmente votata alla sostenibilità ambientale e sociale del servizio, non è ancora maturata la consapevolezza di adottare un modello esplicito di riferimento.

E non è detto che ciò sia necessario. Il contesto “di mercato” in cui i gestori del Servizio Idrico Integrato si trovano ad operare, in monopolio naturale, è differente da quello in cui sono nate e si sono sviluppate le Società Benefit e le B Corp, in gran parte operanti in settori di mercato, esposte comunque alla pressione concorrenziale.

La governance del settore idrico vede la presenza di enti ed istituzioni, sia locali che nazionali, immersi in una complessa rete di rapporti. Inoltre, la regolazione stessa è sempre più orientata a incorporare obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale, a cui si affiancano obiettivi di copertura dei costi efficienti. Gli operatori a loro volta sono sempre più consapevoli della necessità di rinsaldare il rapporto di fiducia e di rinforzare gli strumenti di partecipazione dei cittadini. Tutte queste condizioni portano a ritenere che già oggi l’azione degli operatori del servizio idrico è assai vicina al modo di operare di una Società Benefit.

L’adesione a questa forma giuridica potrebbe al più beneficiare di una riduzione del costo dei finanziamenti, oltre che segnalare un impegno codificato ed esplicito nei confronti di tutti i portatori di interesse: è dunque assai probabile che i benefici superino i costi.

La scelta di un’azienda di certificarsi B Corp e/o trasformarsi in una Società Benefit arriva al termine un percorso di cambiamento della cultura aziendale, che parte dalla responsabilità sociale d’impresa, passa per la rendicontazione di sostenibilità, sino a integrare i temi della sostenibilità nella strategia aziendale: con l’adesione al modello Benefit le imprese inviano un segnale chiaro, di rinnovamento della missione aziendale a tutti i portatori di interesse.

In Italia vi sono alcuni esempi di società che stanno maturando l’idea di questa trasformazione.

Per GAIA, società idrica operante tra le provincie di Massa Carrara, Lucca e Pistoia, sono proprio gli aspetti di sostegno alle utenze in difficoltà e di ottimizzazione dei costi quelli a essere considerati come benefici specifici da inserire nell’oggetto sociale per adeguare lo statuto in vista di un’adesione al modello della Società Benefit.  

Un altro esempio molto attuale riguarda la neo-società Neutalia che sta portando avanti proprio in questo periodo la transizione delle attività di gestione dell’impianto di termovalorizzazione in località Borsano, nel Comune di Busto Arsizio, attualmente di proprietà di ACCAM. Si tratta di una società in house providing istituita da tre utility italiane – Agesp, Amga e Cap Holding- il cui assetto organizzativo di Società Benefit si configurerà perfettamente con gli obiettivi ambientali europei di economia circolare e di azzeramento delle emissioni in atmosfera.

In aggiunta si ha l’iniziativa del Gruppo Tea. La società lombarda ha da poco annunciato di voler modificare il proprio statuto trasformandosi in Società Benefit, inserendo nello statuto il perseguimento del beneficio comune. Entro qualche anno intende anche certificarsi B Corp per garantire una misurazione efficace delle proprie performance e dei propri impatti e soprattutto per differenziarsi sul mercato e attrarre nuovi investitori sempre più interessati a garantire capitali alle società certificate.

Si tratta di una scelta dettata dalla volontà di trasformare i propri processi produttivi, puntando su efficientamento energetico, incremento della quota di recupero e riciclo dei rifiuti e in generale su un ciclo sempre più virtuoso dei rifiuti. All’interno di questo processo di trasformazione si configura l’acquisto da parte della società mantovana della centrale di produzione di biometano di Revere Energia, che permette di ridurre la dipendenza da impianti esterni e di incrementare l’utilizzo di fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica.