Anche nella pandemia da COVID19 le prime 100 gestioni industriali del servizio idrico confermano indicatori economici e finanziari solidi, anche grazie alla regolazione tariffaria ARERA. Dal 2021 i finanziamenti “green” al settore sono molto cresciuti, in un settore dove è ogni giorno più chiaro il legame tra investimenti e ambiente. L’attuazione del PNRR, l’aumento dei costi delle materie prime e dei tassi di interesse, impongono l’approdo a gestioni industriali più grandi e più solide nei territori rimasti indietro.

1.    Il percorso di industrializzazione del settore e le performance economico-finanziarie

Il settore idrico integrato ha intrapreso nell’ultimo decennio un percorso di industrializzazione volto a restituire gestioni capaci di assicurare l’equilibrio economico-finanziario e gli investimenti necessari a mantenere in buono stato le infrastrutture, mitigando i rischi e cogliendo le opportunità di sviluppo che si presentano. Un forte sostegno a questo percorso è arrivato dalla regolazione nazionale e da un maggior commitment della regolazione locale, che ha perseguito gli affidamenti del servizio ai gestori unici d’ambito e l’esercizio delle prerogative di controllo dell’operato delle gestioni. Un percorso che tuttavia non è riuscito a decollare in tutti i territori del Paese, con alcune aree, soprattutto nel Mezzogiorno, che continuano a soffrire di una forte frammentazione gestionale, unitamente alla mancanza di una “catena di governo” stabile e credibile, andando ad esacerbare i ritardi infrastrutturali accumulati.

A fronte di tale processo, il Laboratorio REF Ricerche, in collaborazione con CRIF Ratings, elabora da alcuni anni un’analisi delle performance economico-finanziarie dei primi 100 operatori industriali del Paese che si basa sui principali indicatori utilizzati per la valutazione del merito creditizio, quali l’efficienza della gestione operativa (EBITDA Margin), la solidità finanziaria (Posizione Finanziaria Netta -PFN/EBITDA) e la solidità patrimoniale (Posizione Finanziaria Netta – PFN/Patrimonio Netto – PN). I gestori del servizio idrico vengono ricondotti a cinque “cluster”, definiti secondo due criteri: la dimensione del gestore (in termini di abitanti residenti serviti) e le performance economico-finanziarie. Le caratteristiche distintive di ciascun cluster sono brevemente riassunte nella grafica seguente.

Dal 2015 al 2020 emerge un aumento del numero di gestioni che si collocano nei cluster degli Aggregatori e degli Stand Alone, ossia operatori che per dimensioni e performance economico-finanziarie possono considerarsi “credibili”: il miglioramento delle condizioni economico-finanziarie e una maggiore stabilità della regolazione hanno favorito in questo lustro il rafforzamento di diverse realtà. Il numero di operatori di grandi dimensioni e con un’ottima posizione economico-finanziaria (aggregatori) si assesta a 34, partendo da 27, mentre gli operatori con un bacino servito più contenuto ma ottime performance economico-finanziarie (Stand alone) sono cresciuti da 19 a 28. Specularmente, i Potenziali aggregatori e i Piccoli da rafforzare registrano una diminuzione della loro numerosità.Degna di nota è anche la riduzione del numero di Piccoli operatori fragili che passa da 7 a 5 unità.

Gli indicatori economico-finanziari analizzati confermano quindi il percorso di rafforzamento delle gestioni idriche.

Le aree geografiche maggiormente interessate da gestori che negli anni hanno rafforzato i propri indicatori sono il Piemonte, la Lombardia, il Veneto e il Friuli-Venezia Giulia al Nord, la Toscana, l’Umbria e le Marche al Centro, mentre al Sud si registrano miglioramenti in Abruzzo, Campania e in Basilicata.

A livello complessivo, le performance economico-finanziarie e patrimoniali del sistema industriale confermano nel 2020 la prosecuzione del percorso di rafforzamento delle gestioni idriche, nonostante un lieve aumento dell’indebitamento netto su EBITDA, mostrando una buona tenuta di tutte le grandezze chiave, nonostante la pandemia. Un risultato reso possibile anche grazie alla possibilità di godere della stabilità garantita dalla regolazione ARERA, che ha permesso di mitigare gli impatti della pandemia sui bilanci d’esercizio.

Un’ evidenza che unita alle potenzialità di ricorso al mercato del credito, lascia intravedere chiari spazi per le gestioni industriali idriche di essere interlocutori credibili del percorso di transizione energetica e ecologica.

La prosecuzione del consolidamento delle gestioni dovrebbe interessare le Regioni che presentano ancora un numero elevato di Piccoli operatori.I territori serviti da gestori Piccoli fragili potrebbero trarre vantaggio dall’ingresso di nuovi soggetti più strutturati, considerata la necessità di finanziare un crescente fabbisogno di investimento per far fronte alle conseguenze del cambiamento climatico e perseguire gli obiettivi di riduzione degli impatti ambientali previsti dal regolatore nazionale. Dall’altro lato, anche gli operatori Piccoli da rafforzare potrebbero beneficiare di una crescita dimensionale, non riuscendo a raggiungere economie di scala, pur in un contesto di buone performance gestionali[1]. Sono processi in alcuni casi già in atto, laddove il gestore unico d’ambito sta proseguendo nel percorso di subentro ai gestori cessati ex-lege o gestori salvaguardati con concessioni in scadenza.

Altre dinamiche riguardano invece il consolidamento tra soggetti qualificati e robusti (Aggregatori, Potenziali aggregatori e Stand Alone): un processo che negli ultimi anni ha visto protagoniste le gestioni in house del Veneto, dove si sono osservate operazioni di fusione tra soggetti dimensionalmente grandi e già solidi dal punto di vista finanziario. Più recentemente, nel corso del 2021 nel Nord Ovest del Paese si è assistito ad alcune operazioni di fusione tra operatori, quali TEA Acque e AqA Mantova nel mantovano e Azienda Multiservizi Casalese (Amc) e Azienda Multiservizi Valenzana (Amv) in piemonte. In Toscana si parla della creazione di una multi-utility regionale.

2. Potenziale di indebitamento e finanziamenti sempre più legati ad obiettivi ambientali

La Pandemia da Covid-19 non ha intaccato il potenziale di indebitamento delle gestioni idriche, che a fine 2020 si attestava intorno ai 5,4 milioni di euro, con un aumento del numero delle gestioni che potevano concludere operazioni di finanziamento di taglia superiore ai 50 milioni di euro (da 25 a 29). Nello specifico, rispetto al 2019, tre operatori in più avevano indicatori di solidità economia e patrimoniale coerenti con l’accesso a finanziamenti di taglia superiore ai 100 milioni di euro, permettendo nel complesso di attivare finanziamenti per oltre 3 miliardi di euro, mentre i potenziali finanziamenti con un taglio compreso tra 50 e 100 milioni sono cresciuti di una unità, da 14 a 15, permettendo nel complesso di accedere a finanziamenti per oltre 1 miliardo di euro.

A fronte di questi numeri si conferma un interesse crescente per il settore idrico da parte di istituti bancari nazionali ed europei. La ormai decennale stabilità nel settore, ritrovata grazie alla regolazione ARERA, ha garantito una robusta crescita degli investimenti, spinti dalla necessità di raggiungere gli obiettivi di qualità tecnica. A partire dal 2018, i finanziamenti verso il settore idrico hanno così registrato un deciso aumento, passando da circa 600 milioni di euro a quasi 1,5 miliardi. Dopo un 2020 in cui si è assistito ad una contrazione dei finanziamenti, anche a causa della situazione di instabilità e incertezza generata dal periodo pandemico, nel 2021 si è registrato un rimbalzo, che ha portato alla sottoscrizione di finanziamenti per 1,2 miliardi di euro.I finanziamenti sono ripartiti grazie ad un rinnovato interesse delle banche italiane e alla credibilità acquisita anche presso investitori stranieri.

Con la ripresa dei finanziamenti le multi-utilities quotate e le utilities idriche hanno potuto giovare della diffusione di strumenti di finanziamento legati ad obiettivi sostenibilità, soprattutto ambientale: Green Bonds, Sustainability-Linked Bonds, Green Loans e Sustainability-Linked Loans bancari hanno rappresentato il 66% dei finanziamenti bancari e obbligazionari 2021 e 2022[2]. Il sistema creditizio è sempre più indirizzato verso investimenti che rispondono ai criteri ESG (Environmental, Social and Governance), che possono essere ricondotti ai 17 obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (Sustainable Development Goals). In questo contesto, nei prossimi anni, andranno ad assumere importanza anche i principi e i criteri omogenei fissati dalla nuova Tassonomia Europea delle attività eco-sostenibili. L’allineamento da parte dei gestori idrici delle proprie attività alla Tassonomia Europea è la strada per segnalare al mercato finanziario l’impegno delle gestioni a rendicontare i progressi compiuti e ad attrarre su queste basi risorse finanziarie a condizioni economiche più favorevoli.

La crescente attenzione di banche e finanziatori per gli investimenti sostenibili rappresenta un’opportunità da cogliere per il settore idrico italiano, chiamato a ricucire le distanze dalle migliori esperienze europee, rinnovando le infrastrutture per affrontare le conseguenze del cambiamento climatico e contribuire all’economia circolare.

Accanto ai prestiti da parte di istituti finanziari pubblici e privati, un cambio di passo si sta registrando anche con riferimento all’assegnazione di finanziamenti pubblici. Nell’ambito del settore idrico, con i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e il Ract-EU sono stati introdotti criteri e condizioni di accesso volte ad identificare soggetti attuatori credibili e solidi, in grado di realizzare gli investimenti in tempi definiti e in grado di raggiungere target stabiliti con relative ricadute ambientali e sociali. Si viene quindi a delineare una prospettiva di finanziamenti pubblici che vede cambiare le logiche di assegnazione dei finanziamenti, non più erogati “a pioggia”, ma sulla base di criteri volti a valutare la capacità di realizzazione degli interventi dei gestori e dei benefici ambientali e sociali generati.


[1] Per il 2022 si fa riferimento al primo quadrimestre dell’anno.


[2] Occorre tuttavia ricordare che alcuni di essi sono Gestori d’Ambito in house. In tali casi è necessario uno sforzo aziendale per l’approdo ad una migliore organizzazione aziendale e una gestione più efficiente, poiché, se dal punto di vista economico-finanziario ed industriale potrebbe rendersi opportuno il consolidamento da parte di un’altra gestione, la specifica modalità di affidamento adottata potrebbe precludere tale percorso.