L’analisi dei bisogni racconta di una cittadinanza matura che richiede servizi sicuri, rispettosi dell’ambiente e aperti a tutti. Cittadini che si riconoscono come soggetti attivi nella transizione ecologica, con uno sguardo orientato in tre prospettive: il benessere per sé, per gli altri e per l’ambiente. Un disegno che necessita del dialogo tra cittadini, operatori e istituzioni. Una prospettiva nuova che segna una evoluzione dello stesso concetto di Stato.

Clicca qui per la presentazione del Position Paper in diretta su YouTube.

1.      Esseri umani, cittadini e ambiente. Quale relazione?

Di cosa abbiamo bisogno? Non si tratta – benché così formulata possa ingannare – di una di quelle domande sul senso ultimo dell’esistenza, ma il punto di partenza della nostra ultima indagine sulle necessità degli italiani e in che posizione, tra queste, si colloca l’ambiente.

Per il nostro lavoro abbiamo preso spunto da quello di uno psicologo statunitense – Abraham Maslow – che negli anni Sessanta aveva tracciato una “piramide dei bisogni” dei suoi concittadini, mettendo alla base quelli vitali e sui gradini successivi – fino alla punta – quelli meno necessari alla sopravvivenza. Si partiva, pertanto, dalla fisiologia e si arrivava all’autorealizzazione, passando per sicurezza, senso di appartenenza e stima. Mentre di relazione con l’ambiente – conflittuale o meno – non ve ne era nessuna traccia (e non poteva che essere così).

Oggi, invece, è di strettissima attualità domandarsi quale sia la collocazione dell’ambiente in questa piramide, e su quale gradino possono essere poste le istanze di sostenibilità dei cittadini. Per essere ancora più precisi, con Quanto ho bisogno di ambiente? abbiamo voluto comprendere il posizionamento del bisogno di sostenibilità nella gerarchia dei bisogni.

Innanzitutto, abbiamo sottoposto agli intervistati 4 beni/servizi come:

  • la casa, il luogo nel quale vengono soddisfatti molti bisogni primari (alimentazione, sonno etc.), luogo della convivialità, luogo plasmato sui gusti e per soddisfare gli interessi
  • I rifiuti, la raccolta e la loro gestione: punto di contatto privilegiato tra i servizi pubblici locali e l’ambiente, seppur tante volte con un nesso non riconosciuto dai cittadini. Una relazione spesso indesiderata con tutto ciò che è diventato “scarto”
  • L’acqua e la gestione del servizio idrico: bene necessario alla vita, la prima, servizio industriale, il secondo, che tante volte diamo per scontato, senza renderci conto della sua complessità. È allora rilevante chiedere ai cittadini dove si pone l’ambiente nella scala della priorità, rispetto ad altre dimensioni più chiare e lampanti, come le preferenze circa l’acqua da bere.
  • L’energia e la fornitura di elettricità, sempre più necessaria e presente nella quotidianità, complice anche la diffusione capillare dei dispositivi connessi alla rete e della necessità di alimentarli. Si indaga allora se esiste una consapevolezza dell’impatto ambientale di un tale bene/servizio, e delle caratteristiche desiderate/desiderabili dai cittadini.

Successivamente, si sono scelti 4 attributi da collocare sui diversi gradini della piramide:

  1. Accesso, inteso come semplice possibilità di accedere al servizio/bene
  2. Sicurezza, vista come salubrità, robustezza, continuità del servizio
  3. Gli altri, da considerare come condivisione del bene/servizio a una dimensione collettiva
  4. L’extra come aspetti superflui quali la comodità, il gusto, l’estetica; attributi che in un qualche modo si inseriscono nel solco dell’autorealizzazione

A questo se ne aggiunge un quinto, L’attenzione all’ambiente. Si chiede agli intervistati di ordinare per importanza i vari attributi, tra cui la sostenibilità ambientale come attributo di ciascun bene/servizio: cioè quanto si reputa rilevante il fatto che il godimento/consumo o la produzione del bene/servizio generi ovvero riduca le conseguenze per l’ambiente.

Cosa è emerso? Sono due gli attributi che si configurano come bisogni prioritari dei cittadini: la sostenibilità e la sicurezza. I cittadini di oggi richiedono di poter avere accesso ad un bene/servizio che non solo non danneggi sé stessi ma che al contempo non danneggi neppure l’ambiente. Alla base della nostra piramide, dove risiedono i bisogni più importanti (“vitali”), troviamo quelli che riguardano l’ambiente, la sicurezza e gli altri, con la riduzione degli impatti sull’ambiente ad avere gli stessi livelli di priorità della sicurezza personale. Uno sguardo maturo che forse, sino a pochi anni fa, sarebbe apparso un’utopia.

Una lettura interessante viene dal posizionamento dell’attributo “accesso”, ed in particolare dal fatto che esso non si posiziona alla base della piramide. Il fatto di avere disponibilità di quel bene/servizio non è più riconosciuto come bisogno primario. Forse poteva esserlo a metà del secolo scorso, ma per i cittadini italiani del XXI secolo invece è necessario che i beni/servizi indagati siano assistiti da un insieme di attributi, anche solo per rispondere ai bisogni più basici. Detto in altre parole: devono rispondere a una necessità più evoluta che coinvolge l’attenzione all’ambientale, alla sicurezza e agli altri. Senza questi attributi non hanno valore.

Proviamo a osservarli in dettaglio.

  • Casa.Per la maggior parte degli intervistati deve essere il posto sicuro dove stare: senza questo attributo non è pensabile “viverla”. In altre parole, una casa che non offre protezione non ha alcun valore per i cittadini italiani. E solo quando una casa è sicura allora subentra il bisogno che sia anche sostenibile, nella particolare accezione di assicurare ridotti consumi energetici e idrici: ma a quel punto si è risaliti fino in cima alla piramide, in uno spazio non prioritario, che si colloca il bisogno di una casa bella e ospitale.
  • Per quanto riguarda l’acqua sono tre gli attributi che non debbono mai venire meno: condivisa, sicura, ecosostenibile. In assenza di uno, il servizio non sarebbe in grado di assolvere al bisogno primario dei cittadini poiché tutti devono poi avere accesso all’acqua. Non si può tuttavia prescindere oggi dal bisogno di sostenibilità: si tratta dunque di garantire che l’acqua sia prelevata in modo sostenibile dall’ambiente e sottoposta a trattamenti e controlli prima di esservi reimmessa. Questa la chiave di volta sui cui si imperniano le richieste dei cittadini, disattendere a questo bisogno equivale a fornire un servizio che non risponde ai loro bisogni.
  • La gestione dei rifiuti deve innanzitutto essere rispettosa dell’ambiente e poi della salute. Questo è il mandato che i cittadini rivolgono a chi se ne occupa. Inoltre essa non deve recare danno o fastidio alle persone, segno di una maggior consapevolezza circa il servizio e di come esso impatta sul territorio in senso più allargato e non solo sul proprio “cortile”.
  • Per quanto riguarda l’energia elettrica i due primi gradini della piramide sono: l’accessibilità per tutti a costi modici e il fatto che sia il più possibile green, proveniente da fonti rinnovabili. A seguire la richiesta di un servizio che garantisca continuità.

2. Quando l’impegno si fa concreto: da “dire” ad ’“agire”

Ma come ci comportiamo noi cittadini-utenti? Rendiamo concreto il nostro impegno anche nell’agire quotidiano? Per capire se e quanto, ai partecipanti all’indagine sono state presentate 11 azioni che, se messe in pratica ogni giorno, contribuiscono a tutelare l’ambiente: alcune sono semplici, altre più complesse, tutte sono accomunate dal fatto di essere azioni promosse dal basso, e cioè nella piena e unica disponibilità del cittadino stesso. Si va dallo spegnimento delle luci quando non servono, all’attenzione nel differenziare i rifiuti, alla chiusura del rubinetto mentre mi spazzolo i denti, al muovermi in maniera sostenibile con la bici, ad acquistare energia generata da fonti rinnovabili fino a installare pannelli fotovoltaici sul tetto di casa. Cosa si scopre? Che al crescere della complessità dell’impegno richiesto (per tempo, costi e fatica), diminuisce la quota di chi si dice disponibile. Con l’eccezione della raccolta differenziata, giunta in seconda posizione dopo un’azione “facile” come spegnere le luci quando non serve. 

Sono perciò due gli stimoli cui i cittadini rispondono, oltre alla dimensione culturale, e cioè la semplicità dell’azione e l’incentivo economico che deriva dallo stesso.

Tale semplice osservazione permette di aprire un importante digressione circa il tema del nudge e cioè di come una opportuna “costruzione del contesto” decisionale possa risultare in una spinta verso l’ecosostenibilità (ne abbiamo parlato nel Position Paper n. 174). Si è osservato che i cittadini sono particolarmente sensibili alla complessità di un’azione ed al suo costo: alterare in modo volontario tali dimensioni, può allora favorire l’emergere di comportamenti virtuosi. Ad esempio, rendere più oneroso il comportamento meno sostenibile (es. aumentare il costo del riscaldamento nelle ore notturne), o renderlo più difficile (es. l’obbligo di prenotare via app un parcheggio in strada per poter sostare con l’automobile) potrebbe risultare nella adozione da parte dei cittadini di un maggior numero di azioni “ecosostenibili”.

Una lettura incrociata delle azioni e delle principali variabili sociodemografiche fa emergere alcuni aspetti più peculiari. Un primo risultato è che la sostenibilità è a trazione femminile! Sono proprio le donne a compiere un maggior numero di azioni quotidiane rispetto agli uomini: con una incidenza di comportamenti attenti all’ambiente superiore per quasi tutte le azioni considerate. I dati non lasciano spazi a dubbi. Per esempio, l’86% delle partecipanti all’indagine dichiara di spegnere le luci quando non necessarie, contro il 74% dei partecipanti. O ancora il 59% delle rispondenti riduce il riscaldamento durante le ore notturne, a fronte del 44% degli uomini. Una quota di uomini superiore, circa il 3%, invece sceglie l’utilizzo della biciletta o dei mezzi pubblici.

Per quello che concerne lo spaccato territoriale il Nord è l’area dove i cittadini sono più attenti alla sostenibilità: sono infatti quasi il doppio le azioni agite al Nord in media rispetto al Sud, con il Centro che si pone a metà strada. Alcune azioni sono circostanziate al contesto differente: ad esempio, temperature più miti delle regioni del Mezzogiorno fanno sì che sia meno frequente l’utilizzo del riscaldamento, e quindi anche la necessità di moderarne l’utilizzo nelle ore notturne; parimenti, i ritardi del trasporto pubblico nelle regioni meridionali portano ad utilizzare più frequentemente l’automobile. È interessante poi osservare come alcune azioni siano dettate non solo dalla voglia di sostenibilità ma anche dalla contingenza: chiudere l’acqua mentre ci si insapona i capelli (59% Nord vs 68% Sud) risente non solo dell’attenzione all’ambiente, ma anche della volontà di non sprecare l’acqua, risorsa assai più critica nelle regioni del Mezzogiorno.

3. Quale relazione tra Istituzioni e ambiente?

E lo Stato quale ruolo deve avere? O meglio, se ai cittadini fosse chiesto di organizzare un programma di governo, quale posto occuperebbe l’ambiente? Si osserverebbe ancora il primato della sicurezza? E l’accesso alla risorsa intesa come “bisogno primario”, sarebbe ancora condizionata ad attributi di altruismo, ecosostenibilità e sicurezza? Per rispondere a queste domande abbiamo costruito un orientamento di governo attorno ai cinque attributi. Ne è derivato un rinnovato sguardo alla concezione di Stato, emblematico del cambiamento di paradigma cui stiamo assistendo in cui conforta osservare che l’ambiente mantiene il suo ruolo fondante rispetto al futuro. Anche questo è un risultato che è condiviso tra tutte le aree geografiche, con una uguale priorità fra uomini e donne, in qualsiasi fascia d’età, elevando così a pieno titolo l’ambiente a bisogno primario dei cittadini di oggi.

Anche il bisogno di sicurezza si conferma uno dei pilastri fondanti del ruolo dello Stato: sicurezza sia come protezione dalla criminalità e/o da eventi violenti, sia dalle catastrofi naturali. Le prime richiedono non tanto politiche di repressione e sorveglianza, quanto di promozione e inclusione sociale soprattutto nei territori più disagiati; le seconde, invece, richiedono politiche preventive orientate alla resilienza e alla messa in sicurezza dei territori, e cioè di nuovo sforzi tesi alla sostenibilità. Questo è un bisogno uniformemente riconosciuto lungo lo Stivale, ma che si accentua grandemente al crescere dell’età: le generazioni più giovani richiedono meno allo Stato di occuparsi di sicurezza, essendone evidentemente meno preoccupati, mentre domandano un impegno maggiore per l’ambiente.

Risalendo ancora lungo la gerarchia delle richieste troviamo la promozione della meritocrazia, e cioè la formalizzazione del bisogno di stima che può – con buona approssimazione, essere accostato al bisogno di “extra” precedentemente utilizzato: ricercare il bene per sé al fine di essere anche riconosciuti dagli altri. Si potrebbe credere che questo bisogno, che si concretizza in una buona istruzione che premia gli studenti più meritevoli, che riduce lo spoil-system e le assunzioni di comodo, sia prioritario in un Paese come l’Italia, mentre appare decisamente depotenziato davanti a temi più pregnanti come la sicurezza e l’ambiente. Tale bisogno è incarnato soprattutto fra i partecipanti uomini, probabilmente trainati anche da una componente biologica ed evolutiva. Anche fra i più giovani questo bisogno è prominente: essendosi appena affacciati al mondo del lavoro è fondamentale che lo Stato ne riconosca il merito e faccia di tutto per premiare chi maggiormente si impegna; col raggiungere dell’età matura, tale bisogno scema.

Da ultimo si trova la richiesta allo Stato di promuovere occasioni di socialità, e cioè di assicurarsi anche del benessere psicologico dei propri cittadini. Tale bisogno sembra affermarsi con più forza nei territori del Mezzogiorno e fra le fasce più giovani della popolazione: sono infatti soprattutto questi ultimi a ricercare occasioni di convivialità e incontro, in cui sentirsi parte di una comunità.

Insomma, i bisogni per i servizi essenziali si legano a quelli che devono essere per i cittadini gli orientamenti dei governi, pur ammettendo alcune differenze, dovute soprattutto alla diversa formulazione degli attributi. Un fatto però emerge con forza: anche lo Stato deve mettere la tutela dell’ambiente al centro della sua azione.

4. Esseri umani e cittadini sempre più consapevoli

In conclusione, possiamo dire che la consapevolezza della fragilità del pianeta pone come obiettivo prioritario dei governi del XXI secolo la tutela dell’ambiente:è questo l’attore che oggi si afferma con forza nel dibattito democratico e dunque politico, attore che è stato forse per troppo tempo dimenticato e silenziato. L’analisi dei bisogni racconta di una cittadinanza matura che richiede servizi ecosostenibili e aperti che garantiscano sicurezza, tutelino l’ambiente e che siano disponibili per tutti.

Bisogni che trovano una sponda nelle azioni sperimentate dai cittadini per essere protagonisti della tutela ambientale, con il diffondersi di buone abitudini in modo sempre più capillare. Abitudini adottate dal basso, e quindi frutto di presa di coscienza, ma anche di campagne di informazione che hanno aiutato i cittadini a riconoscersi come soggetti non passivi nella transizione ecologica.

Questa consapevolezza deve però necessariamente trasferirsi anche su di un orizzonte più ampio. Non è sufficiente, infatti, coordinare gli sforzi in tante micro-azioni, ma deve esistere uno Stato in grado di farsi garante di un tale processo di rinnovamento: delineare le strategie per ammodernare le infrastrutture dei servizi pubblici premiando soluzioni in grado di generare sostenibilità.

È questa una strada che deve necessariamente essere abbracciata anche dai cittadini. Non più guardare al proprio “piccolo cortile” impendendo lo sviluppo sostenibile del Paese (NIMBY), ma accettare che si è parte di un tutto, un ecosistema nel quale cittadini, imprese e Stato lavorano insieme per realizzare lo sviluppo sostenibile.

Ed è in questa rinnovata prospettiva, alla luce dei bisogni e delle richieste che i cittadini avanzano, che deve essere riletta anche la bolletta del servizio idrico, dei rifiuti e del servizio elettrico. Riconoscere la tariffa non come balzello per un servizio ritenuto scontato, ma come testimonianza di un impegno per attivare sussidiarietà, verso gli altri e l’ambiente.