Prezzo e valore dell’acqua non coincidono quasi mai, a causa di una mancanza di informazione, di sbagliate credenze e/o percezioni distorte. Con ogni probabilità la mancata conoscenza del valore dell’acqua ci induce a consumarne di più, a sprecarla. Una maggior consapevolezza dei consumi promossa, anche da ARERA, tramite una misurazione dei consumi per singola utenza è in questo senso strategica. È necessario agire affinché questa distanza si possa richiudere e permettere una gestione sostenibile della risorsa idrica.

Acqua: bene necessario, di valore e con un “costo di produzione”

Quanto costa un litro d’acqua? E in questo caso non ci riferiamo al prezzo della bottiglia di plastica o vetro che troviamo nei negozi di generi alimentari o nei supermercati, ma dell’acqua che esce dal rubinetto di casa. Un prodotto che possiamo avere senza sforzo alcuno, sempre disponibile e – salvo eccezioni – utilizzabile in modo libero e nella quantità che più desideriamo. Ma non solo. Un prodotto che sappiamo di poter consumare in tutta sicurezza, avendo superato un accurato e consistente sistema di controlli.

A quanto detto aggiungiamo che l’acqua è un bene estremamente prezioso, condizione indispensabile perché ci siano forme di vita. A partire dall’elementare gesto del bere, l’acqua è dunque una presenza costante e imprescindibile in innumerevoli attività umane, dall’agricoltura all’alimentazione, dalle attività produttive all’igiene. Dati questi elementi – e cioè comodità e sicurezza nell’utilizzo e primaria importanza del prodotto – un litro d’acqua dovrebbe costare moltissimo. Eppure… non è così. La questione, infatti, è più ampia e riguarda, innanzitutto, il rapporto dell’uomo con le risorse naturali presenti sul nostro Pianeta – anche in abbondanza – e la loro corretta gestione. Un rapporto spesso falsato dalla credenza – del tutto infondata – che esse non vadano incontro a un deterioramento o addirittura possano terminare.

In questo senso, le nostre abitudini d’uso e la nostra cultura di consumo ci portano a ritenere che la risorsa acqua è e sarà sempre abbondante, disponibile e di facile reperibilità. In Italia, come in altri Paesi.

Ciò cosa comporta? Questo genera uno squilibrio fra il prezzo dell’acqua e il suo valore, almeno quello percepito da noi utenti. Il prezzo – cioè quello che si paga per il servizio idrico – infatti, oltre a non essere conosciuto dalla maggior parte dei cittadini, non riflette il valore reale che riconosciamo all’acqua, ma solo – e nemmeno sempre – la manifestazione economica del suo costo di produzione.

Un mancato riconoscimento alla cui base vi sono due importanti ragioni. La prima – già stata menzionata – chiama in causa l’idea che l’acqua è e sarà sempre disponibile in abbondanza. Il nostro Paese, per esempio, è in cima alla classifica europea per prelievo di acqua potabile, assestandosi su circa 160 m3/anno/abitante, circa il doppio rispetto alla media europea[1]. Non sorprende che questo scollamento tra prezzo e valore sia alimentato anche dalla percezione di una grande disponibilità di acqua; una sensazione che, considerando gli ultimi dati, in futuro avrà sempre meno aderenza con la realtà.

L’altra, è che non viene preso in considerazione il fatto che dietro all’acqua del rubinetto (ma si potrebbe dire che “prima o dopo”) vi è un’attività economica che presuppone l’utilizzo di lavoro, risorse economiche da investire, tecnologie.

Ad oggi, invece, la consapevolezza inizia e finisce con le mura domestiche: i cittadini cioè conoscono il servizio nella misura in cui l’acqua entra in casa dal rubinetto ed esce attraverso le condotte che portano al sistema fognario. Non c’è ancora coscienza su cosa accade a valle e a monte delle nostre abitazioni e soprattutto che rendere fruibile l’acqua ha un costo. Ugualmente non vi è coscienza della circolarità del ciclo-idrico.

La necessità di riconciliare il prezzo del bene acqua con il suo valore è una priorità. Una tariffa bassa rispetto al reale valore della risorsa può incentivare un processo di deresponsabilizzazione verso un bene così essenziale: non si ha contezza della quantità utilizzata, del prezzo pagato e dunque non si pongono in essere comportamenti volti alla sua tutela.

2. Superare le intenzioni e passare ai fatti

Esiste, pertanto, una divaricazione tra quello che noi cittadini dichiariamo e gli atteggiamenti che poi adottiamo. Numerosi studi internazionali documentano come il servizio idrico venga riconosciuto come il Servizio Pubblico Locale più importante[2]. Ciononostante, non sembrano prevalere comportamenti di particolare attenzione e cura nei confronti della risorsa idrica. Più della metà degli italiani rappresentati in una nostra indagine del luglio 2019[3] si mostrava consapevole della fragilità della risorsa. Tuttavia, se interrogati direttamente sul rischio di siccità, solo il 10% dichiarava di essere preoccupato ed oltre il 70% riconosceva che questo è un fenomeno connesso con problematiche stagionali.

Cosa significa? Queste risposte restituiscono l’immagine di una popolazione che, pur a conoscenza della problematica macro, non riesce o non vuole riconoscerne l’attualità micro, sottostimando dunque una emergenza, quella della disponibilità idrica, che di anno in anno si va diffondendo, presentandosi con sempre maggiore anticipo e gravità. Un dato su tutti: ad aprile 2020 il livello del fiume Po ha toccato i minimi idrometrici storici dei giorni centrali del mese di agosto, anticipando di cinque mesi la tipica stagione siccitosa estiva.

Una possibile altra spiegazione per questo mancato riconoscimento del valore dell’acqua è riconducibile all’ignoranza del proprio consumo idrico. La maggioranza dei cittadini italiani stima il proprio consumo giornaliero la metà di quanto effettivamente è. Inoltre, fa riflettere che il dato dichiarato non sia più preciso di quello stimato; questo a indicare che non solo non si conosce il livello di consumo, e che anche coloro che dichiarano di conoscerlo, in realtà non forniscono una quantificazione più precisa. Bollette e contatori, evidentemente anche quando monitorati, non ricevono la dovuta attenzione.

È chiaro che la conoscenza in sé non è sufficiente a portare a un cambiamento nelle abitudini di ciascuno, ma è senza dubbio un importante passo in avanti. Un tale fenomeno è stato riscontrato in diversi Paesi. In Italia, fra tutti coloro che reputano la tutela dell’ambiente una questione prioritaria, solo l’82% adotta un comportamento orientato alla minimizzazione del consumo idrico.

Quindi sappiamo quanto costa l’acqua che consumiamo? Il prezzo è un quantitativo monetario noto e definito il quale serve ad ottenere un dato bene o servizio. In Italia, nel caso del servizio idrico, vengono a mancare entrambe le componenti principali: i cittadini generalmente non sanno: 1) quanto pagano e 2) cosa pagano.

Facendo riferimento a una nostra passata ricerca (“Quanto vale l’ambiente?” 2020), è interessante osservare come i cittadini riconoscono quali componenti proprie del Servizio Idrico soprattutto quelle fasi vicine a ciò che “entra” e ciò che “esce” dalle loro abitazioni. Ciò significa la distribuzione dell’acqua agli utenti finali e la raccolta delle acque reflue. Solo un intervistato su due riconosce che fanno parte del servizio idrico integrato anche i controlli di qualità sull’acqua distribuita o gli investimenti necessari a mantenere la rete idrica in uno stato ottimale.

I controlli sull’acqua distribuita negli acquedotti nell’immaginario collettivo sono evidentemente demandati a istituzioni pubbliche (le agenzie per la protezione ambientale?) e nello stesso tempo è diffusa la percezione che anche gli investimenti siano delegati a soggetti pubblici (i Comuni?), dunque con ogni probabilità finanziati dalla fiscalità generale piuttosto che dalla tariffa idrica.  Tale mancata conoscenza si concretizza anche nella scarsa comprensione del sistema idrico come insieme di diversi ambiti di servizio. Dei quattro ambiti identificati come caratterizzanti del servizio idrico, ovvero 1) distribuzione dell’acqua presso le abitazioni, 2) raccolta e depurazione dell’acqua usata, 3) controlli sulla qualità dell’acqua e 4) investimenti per acquedotti, fognature e depuratori, solo 3 cittadini su 10 sono consapevoli del fatto che tutti e quattro rientrano nel servizio idrico integrato. Ciò significa che la stragrande maggioranza ha una visione parziale e incompleta del servizio assicurato.

3. Il prezzo del Servizio Idrico in Italia

La risorsa idrica è per definizione pubblica e gratuita. Come già si diceva, le operazioni necessarie per renderla disponibile per un consumo sicuro e restituirla depurata all’ambiente sono varie ed onerose, e dunque necessitano di una tariffa idrica. Simultaneamente l’acqua, essendo un diritto, deve essere disponibile per tutti i cittadini, anche per coloro che non hanno un reddito sufficiente da permettere loro il pagamento della bolletta.

Quali sono i pilastri che sottendono alla definizione della tariffa in Italia? Come si è costruito il quadro regolatorio per permettere sostenibilità economica, ambientale e sociale? Quali gli elementi che anche il cittadino deve conoscere per saper valutare i servizi associati con il pagamento della bolletta?

I costi che vengono coperti dalla bolletta non sono quelli della risorsa in sé, quanto piuttosto il complesso di servizi ed infrastrutture necessari a renderne possibile il consumo. Tra questi vi sono i costi operativi per le attività di distribuzione, raccolta e depurazione, ed i costi di investimento, ovvero il denaro necessario a realizzare e mantenere efficienti gli impianti, e ancora di recente (dal periodo regolatorio 2016-2019) anche i costi ambientali e della risorsa, ovvero le somme necessarie a compensare gli impatti che il prelievo dell’acqua ha sull’ambiente.

La tariffa, inoltre, prevede una componente utilizzata per finanziare una serie di misure di solidarietà (bonus sociali e possibilità di rateizzare la bolletta) atte a garantire a tutti i cittadini l’accesso all’acqua, inteso come diritto essenziale ed irrinunciabile. La struttura tariffaria pone particolare attenzione e cura a promuovere gli investimenti atti a migliorare il servizio, sia per quello che riguarda la qualità tecnica (ambientale) che per quello che riguarda la qualità contrattuale (commerciale).

Il servizio idrico integrato è l’emblema dell’economia circolare: è solo infatti tramite un pieno recupero degli scarti che è possibile mantenere inalterato il valore della risorsa. È dunque necessario che la tariffa integri pienamente i costi necessari per realizzare quest’equilibrio.

Come riconciliare valore, consumo e prezzo dell’acqua? Fintanto che l’acqua è a disposizione per le attività quotidiane senza subire particolari disagi o interruzioni, non cresce nei cittadini la consapevolezza della fragilità della risorsa e delle criticità riguardo al suo approvvigionamento, e quindi un atteggiamento maturo verso il consumo.

E tale processo di riconciliazione non può che passare da un rinforzo di comunicazione e educazione del cittadino. Da una parte riportando l’attenzione sul livello di consumo, è possibile ridurre sensibilmente gli sprechi: ad esempio, a Melbourne alcune campagne di sensibilizzazione hanno permesso di ridurre il consumo idrico di circa il 57%, del 18% a Saragozza e di circa il 20% in California. Dall’altra, occorre aiutare i cittadini a riconoscere che una maggiore attenzione al proprio consumo è un atto necessario per preservare la risorsa: una maggiore consapevolezza del prezzo e del consumo può coadiuvare questo percorso. È solo tramite la riconciliazione tra prezzo e valore che si può rendere sostenibile la risorsa idrica: un lavoro organico che coinvolga enti regolatori, operatori ed istituzioni per farsi carico della coscienza ambientale dei cittadini e portarla a compimento.


[1] Fonte: Libro Bianco – Valore Acqua Per l’Italia

[2] Per il 95% dei cittadini è il servizio maggiormente di valore, è seconda all’elettricità per le imprese americane (fonte: Value of water Survey – https://www.circleofblue.org/wp-content/uploads/2012/10/ITT-Value-of-Water-Survey.pdf). È l’utilities più importante fra le altre, poiché l’unica veramente essenziale per la vita umana (fonte: On Tap? Attitudes, behaviours, and perceptions of household water use – informing demand management https://www.mfe.govt.nz/sites/default/files/on-tap-informing-demad-management.pdf)

[3] “Indagine sulle percezioni e sulle valutazione del cittadino-utente” (luglio, 2020)