Lo scorso marzo, sono stati approvati, in via preliminare, quattro decreti legislativi che recepiscono le Direttive europee del Pacchetto Economia Circolare. Le novità di rilievo sono numerose. Analizziamo le principali.
Innanzitutto, con la nuova definizione di “rifiuto urbano”, tutti i rifiuti simili per qualità agli urbani sono destinati ad essere classificati come urbani, nell’intero territorio nazionale, superando la logica attuale dell’assimilazione, basata su criteri quali le superfici e la tipologia di attività o di rifiuto. L’aumento di produzione dei rifiuti urbani potrebbe essere del 25-30% (8 milioni di tonnellate aggiuntive), per un totale prodotto di 38 milioni di tonnellate/anno. Questo scenario porterebbe ad un incremento dei costi di gestione dei rifiuti urbani nei territori in deficit e, viceversa, ad una riduzione nei territori provvisti di impianti con capacità superiori al fabbisogno. Inoltre, la riclassificazione dei “rifiuti derivanti dalle attività di recupero e smaltimento di rifiuti” tra i rifiuti urbani se da un lato è coerente con il desiderio di responsabilizzare le Regioni in sede di pianificazione, dall’altro espone i territori sprovvisti di impianti al rischio di emergenze-rifiuti, perché li priva della possibilità del soccorso sinora offerto dal mercato.