La frazione di materia solida che rimane alla fine del processo di depurazione rappresenta ad oggi un’occasione sprecata per l’economia circolare

L’Italia è un Paese che paga 165mila euro al giorno in multe per le infrazioni europee legate alla mancata depurazione delle acque reflue urbane, ma al contempo non sa come gestire i fanghi in uscita dai (pochi) depuratori.

L’export pesa già oggi – sull’ambiente e sulle tariffe idriche pagate dai cittadini – 222mila tonnellate l’anno, ma che succederà quando il gap di depurazione sarà sanato? Per allora i fanghi di depurazione da gestire annualmente arriveranno a quota 4,4 milioni di ton/anno, come mostra l’ultimo studio condotto nel merito dal Laboratorio Ref ricerche: senza dotazione impiantistica adeguata, che sarebbe opportuno sostenere da subito tramite il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), il risultato sarà il caos.

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