L’intervista a Nicolò Valle su l’Eco dalle Città.

Il 26 settembre 2020 è entrato in vigore il Dlgs 116/2020 che attua 2 delle 4 direttive europee (la 2018/851 e la 2018/852) del cosiddetto pacchetto economia circolare approvato dal Parlamento europeo nel 2018. Il decreto modifica alcune importanti disposizioni normative in campo ambientale introducendo novità rilevanti. Tra queste si segnalano i nuovi obiettivi di raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggi (65% entro il 2025 e 70% entro il 2030) oltre all’obbligatorietà della Responsabilità estesa dei produttori (Epr) di beni di consumo. 

Con la finalità di traghettare il sistema produttivo verso logiche di economia circolare, incoraggiando una progettazione più sostenibile con l’impiego di materiali riutilizzabili e da avviare al riciclo dopo un uso dei manufatti il più possibile prolungato, la direttiva 2018/852 stabilisce che i produttori di imballaggi dovranno coprire anche i “costi efficienti” sostenuti dai Comuni per la raccolta differenziata. Oltre ai costi per il trasporto e il trattamento, necessario per raggiungere i nuovi obiettivi di raccolta differenziata, i produttori dovranno in pratica garantire anche i costi per l’informazione e la comunicazione rivolte ai consumatori finali. 

Cerchiamo di capire cosa cambierà in concreto con il nuovo regime introdotto con la direttiva comunitaria 2018/852, da implementare entro il 2024, che secondo le stime del Laboratorio REF Ricerche porterà un aumento dei costi di gestione dei rifiuti di imballaggi, da 500 mila euro a 1 miliardo di euro; costi che saranno carico del sistema consortile e dunque dei produttori. Il decreto affida all’Autorità di Regolamentazione per Energia e Ambiente un ruolo nella definizione del contributo finanziario a carico dei produttori. Di tutto questo abbiamo parlato con Nicolò Valle, uno dei tre ricercatori che hanno firmato lo studio “Epr – Imballaggi: la copertura dei costi” pubblicato qualche settimana fa.

Continua a leggere