Secondo un recente report di Ref Ricerche, le ecotasse valgono il 3,3% del PIL e pesano più in Italia che negli altri Paesi Ue. Nonostante ciò, solo l’1% del gettito derivante dalla tassazione ambientale viene usato per finanziare iniziative volte a proteggere l’ambiente.

La tassazione ambientale non viene utilizzata per proteggere l’ambiente. Un paradosso tutto italiano che diventa ancor più grave se si tiene conto dell’importanza che la lotta al cambiamento climatico ha assunto negli ultimi anni a livello globale. A cosa servono allora queste tasse? A fare cassa: solo l’1% delle risorse viene speso in protezione dell’ambiente.

Questo quanto emerge dall’ultimo report di Ref Ricerche dal titolo (alquanto esemplificativo) “L’ecotassa in Italia? Poco Eco ma molto tassa”. Lo studio spiega che le ecotasse valgono il 3,3% sul PIL, garantendo allo Stato italiano un gettito di quasi 58 miliardi di euro: 46 arrivano dalle imposte sull’energia ( tasse sugli oli minerali, sul carbone, sull’gas metano e sull’elettricità) 11 da quelle sui trasporti (bollo e Rc Auto), 600 milioni dalle imposte ambientali sull’inquinamento. 

Guardando oltre i nostri confini si scopre inoltre l’incidenza della tassazione ambientale in Italia, pari al 7,8%, è più alta rispetto alla media dell’Unione Europea (6%), ma anche rispetto a quella delle altre grandi economie del vecchio continente come Regno Unito (7%), Spagna (5,3%), Francia (5,1%) e Germania (4,5%).

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