L’aumento dei prezzi dell’energia elettrica del 2021-2022 ha messo dura prova l’equilibrio economico e finanziario delle gestioni idriche. Con l’avvicinarsi del quarto periodo regolatorio 2024-2027 sembra opportuno interrogarsi su come sia possibile mantenere adeguati incentivi all’efficienza di prezzo e al contempo promuovere l’autoproduzione da fonti rinnovabili e l’efficientamento energetico.

L’efficienza energetica nel settore idrico italiano: sfide e soluzioni per l’MTI-4

Negli ultimi due anni, l’Europa si è trovata ad affrontare una sfida crescente nel campo energetico, dovuta all’aumento dei costi dell’energia. Questa situazione è stata causata da vari fattori sfavorevoli, tra cui la scarsa disponibilità di gas naturale in stoccaggio, il recupero economico post pandemia e l’incertezza riguardo gli approvvigionamenti a causa dell’invasione russa dell’Ucraina e dell’embargo sulle esportazioni russe.

L’Italia, compreso il settore idrico, ha subìto particolarmente l’impatto dell’innalzamento dei costi energetici, dato che il servizio idrico è un grande consumatore di energia elettrica, soprattutto nei segmenti di acquedotti e depurazione. L’energia elettrica è una voce della tariffa idrica, e il suo costo più alto ha messo sotto pressione le gestioni del servizio e ha evidenziato delle criticità nel modo in cui vengono riconosciuti e calcolati i costi di fornitura.

Allo stesso tempo, l’Unione Europea ha sostenuto – e continua a sostenere – la transizione verso un settore idrico a basse emissioni di carbonio e chiede un miglioramento dell’efficienza energetica proprio negli acquedotti e nei depuratori.

Queste sono due sfide complementari che l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) si sta preparando ad affrontare, tramite la revisione del metodo tariffario per il periodo regolatorio 2024-2027 (MTI-4). L’obiettivo principale di questa futura metodologia sarà quello di bilanciare l’efficienza dei prezzi con la riduzione dei consumi energetici, tenendo in considerazione sia la necessità di ridurre le emissioni di carbonio sia i rischi del mercato energetico.

Il fine ultimo sarà garantire una fornitura sostenibile ed efficiente dei servizi idrici per gli utenti italiani, contribuendo allo stesso tempo agli sforzi per contrastare il cambiamento climatico e per promuovere una società più sostenibile dal punto di vista energetico.

Le criticità dell’MTI-3

Come anticipato poco fa, nel periodo compreso tra il 2022 e il 2023, si è verificato un notevole incremento dei costi dell’energia elettrica nel settore idrico. Questo aumento ha avuto un impatto significativo sulle tariffe del servizio idrico, poiché il costo dell’energia rappresenta circa il 18% dei costi operativi di gestione, incidendo per il 10% sui ricavi. Di conseguenza, il costo della bolletta energetica per il servizio idrico è salito notevolmente, raggiungendo la cifra di 1,7 miliardi di euro nel 2022, con un aumento del 77% rispetto all’anno precedente. Inoltre, le previsioni per il 2023 non sono migliori, e indicano una bolletta elettrica di 1,4 miliardi di euro, ancora circa il 40% superiore rispetto al 2021.

L’ impatto sulle tariffe idriche è appunto notevole: è previsto un incremento teorico del 14,5% nel 2024 e del 4% nel 2025, dovuto esclusivamente all’aumento dei costi dell’energia elettrica. Questa situazione pone il servizio idrico di fronte a significative sfide, sia nell’affrontare l’aumento dei costi energetici, sia nel mantenere un equilibrio finanziario sostenibile, prendendo in considerazione anche le aspettative di decarbonizzazione e gli obiettivi di efficienza energetica stabiliti a livello europeo. Il metodo tariffario attuale (MTI-3) è stato concepito con l’obiettivo di promuovere l’efficienza sia nei prezzi sia nella riduzione dei consumi energetici. Tuttavia, sono state riscontrate alcune problematiche in entrambi i sensi, indagate a fondo anche da un’analisi del Laboratorio REF Ricerche.

Per quanto riguarda il prezzo, il meccanismo attuale presenta delle asimmetrie che risultano penalizzanti per i gestori nel caso in cui si approvvigionino a prezzi più alti rispetto alla media, ma non offre allo stesso tempo incentivi per l’acquisto a prezzi inferiori. Questo sistema ha mostrato dei limiti, poiché non ha contribuito in modo significativo alla riduzione dei costi dell’energia nel settore idrico. Anche il meccanismo di incentivazione per la riduzione dei consumi energetici ha mostrato delle limitazioni. Infatti, il beneficio economico per i gestori è riconosciuto solo se il consumo di energia dell’anno in questione risulta inferiore alla media dei quattro anni precedenti. Questa restrizione limita l’efficacia del meccanismo poiché non tiene conto di possibili aumenti dei consumi dovuti a interventi di miglioramento tecnico dell’efficienza energetica.

Cosa proporre per l’MTI-4

In vista dell’elaborazione del MTI-4, sono state avanzate alcune proposte di innovazione volte a migliorare il meccanismo di riconoscimento dei costi dell’energia elettrica nel settore idrico. Per quanto riguarda il prezzo, il Prezzo Unico Nazionale (PUN) dovrebbe diventare il punto di riferimento per l’approvvigionamento da operatori esterni. Inoltre, ARERA dovrebbe permettere l’adozione di strategie di approvvigionamento più sofisticate per i gestori, premiando le utenze in caso di costi di acquisto inferiori rispetto al benchmark di riferimento.

Per quanto riguarda l’efficienza energetica, si suggerisce l’introduzione di indicatori di performance energetica nella regolazione tariffaria, che siano più aderenti alla realtà del settore idrico italiano e che prevedano obiettivi realistici. Inoltre, andrebbe rivisto il meccanismo di riconoscimento dei Certificati Bianchi – titoli di efficienza energetica – per favorirne l’utilizzo nel settore idrico.

Un altro punto riguarda l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili, che rappresenta una grandissima opportunità per il settore idrico per ridurre la dipendenza da fonti esterne e per contribuire alla decarbonizzazione. Tuttavia, il quadro regolatorio per il trattamento tariffario dei costi di investimento e di esercizio degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili è ancora poco chiaro. Gli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili potrebbero, a tal proposito, essere inclusi nella Regulatory Asset Base (RAB) del gestore, indipendentemente dalla quantità di energia prodotta destinata all’autoconsumo o alla vendita. Inoltre, è necessario chiarire il trattamento tariffario per le diverse modalità di finanziamento, come l’investimento con fondi propri, il leasing finanziario e il Partenariato Pubblico Privato (PPP).

Conclusioni

È chiaro come l’aumento dei costi dell’energia nel settore idrico italiano stia rappresentando una sfida significativa. Per affrontarla, è necessario rivedere e migliorare il meccanismo di riconoscimento dei costi dell’energia elettrica nella tariffa idrica, introducendo incentivi e penalità più incisivi per promuovere l’efficienza energetica e la decarbonizzazione. Inoltre, si deve favorire l’autoproduzione da fonti rinnovabili e l’uso di indicatori di prestazione energetica per misurare l’efficienza dei processi e la riduzione delle emissioni del settore. Queste azioni contribuiranno a garantire una fornitura sostenibile ed efficiente dei servizi idrici per gli utenti italiani, e solo così può si può portare avanti la lotta al cambiamento climatico e la promozione di una società più sostenibile dal punto di vista energetico.