Un’indagine del Laboratorio REF Ricerche evidenzia la consapevolezza degli italiani rispetto al cambiamento climatico e alla responsabilità collettiva che questo comporta. emerge una forte aspettativa di impegno delle istituzioni per la tutela ambientale. l’attenzione allo spreco idrico deve crescere ancora.

Nel giugno del 1992, si svolse a Rio de Janeiro il primo summit mondiale fra capi di stato e di governo dedicato all’ambiente e al clima. Durante questi 27 anni – nonostante gli accordi e gli impegni sottoscritti – le emissioni di CO2 sono aumentate senza sosta, così come gli impatti delle attività umane sull’ecosistema. Le conseguenze del climate change sono diventate sempre più evidenti non solo a un ristretto gruppo di persone coinvolto nella questione ambientale (esperti, attivisti, policymaker), ma anche all’opinione pubblica mondiale.

Caldo torrido e siccità. Piogge torrenziali e alluvioni. La presa di coscienza sui temi ambientali ha raggiunto livelli altissimi di penetrazione e il clima estremo, divenuto tangibile, ha smesso di esser catalogato come “eccezione” o “capriccio meteorologico” per essere, invece, considerato un problema urgente e reale. Anche nel nostro paese.

Lo confermano i dati emersi da un’indagine svolta dal Laboratorio Ref Ricerche, secondo la quale 8 italiani su 10 sanno che il climate change esiste ed è un fenomeno generato dall’attività umana. Una consapevolezza che porta oltre un terzo dei nostri connazionali a dichiararsi “molto preoccupato” (più anziani soprattutto) per quanto potrebbe accadere in futuro.

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