Il punto di vista di Donato Berardi su FIRST online
La governance del servizio idrico sempre al centro del dibattito politico. Le gestioni in capo alle aziende non sono il male assoluto, anche se molti non l’hanno capito. Hera investe 250 milioni in provincia di Rimini.
L’ultima gara in ordine di tempo per la gestione dell’acqua è di pochi giorni fa. Il Gruppo Hera si è aggiudicato la concessione del servizio nella provincia di Rimini: 24 Comuni con 160 mila utenti ed oltre 3mila Km di condotte faranno capo alla società per i prossimi 18 anni. Un solo Comune dell’ambito è rimasto fuori, senza per questo indebolire l’asset operativo. Tra pochi giorni avverrà la firma del contratto del valore di 1,7 miliardi di euro tra la società presieduta da Tomaso Tommasi di Vignano e l’Atersir, l’Agenzia Territoriale per acqua e rifiuti. Quella dell’Emilia Romagna è una delle prime gare bandite, anche se il disegno di legge Concorrenza appena varato dal governo ritorna sui servizi in concessione. Le gare sono una sfida, ha detto Tommasi di Vignano, e “questo traguardo dimostra ancora una volta come per noi, oltre alla qualità e continuità dei servizi, sia importante investire e generare ricadute positive per le comunità locali”.
Il tema della gestione idrica mantiene una sua forte attualità. Nella missione 2 del Pnrr (“Rivoluzione verde e transizione ecologica”) si parla di “garanzia della sicurezza dell’approvvigionamento e gestione sostenibile ed efficiente delle risorse idriche lungo l’intero ciclo”. Nella provincia riminese saranno investiti 250 milioni di euro, ma dalla stessa Emilia Romagna alla Sicilia sono ripartite nuove proteste contro la “privatizzazione”. Paura di chi governa servizi essenziali senza considerare che siamo un Paese a due velocità.